Cristo Maestro nell’Eucarestia

CRISTO MAESTRO NELL’EUCARESTIA
di Antonietta Guadalupi

Parlare di Cristo Maestro nell’Eucarestia è cosa davvero ardua per me povera annunziatina; per comprendere questo mistero dell’amore ho pensato di andare a scuola da Maria, perché Lei non è solo la portatrice del Cristo, ma è Colei che a Dio più assomiglia.
Mi sono chiesta perché il Signore ha voluto istituire l’Eucarestia. Giovanni così ci narra (cap. 6, 48 e ss.): “In verità vi dico: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se alcuno mangia di questo pane vivrà in eterno, ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo e ancora Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui”.
Riflettiamo dunque in questo capitolo che associata all’Eucarestia c’è la promessa della vita eterna, ma è anche assicurata la presenza stessa di Cristo nell’anima (inabitazione del Cristo).
Cosa vuole insegnarci Gesù attraverso l’Eucarestia? l’Eucarestia è Cristo persona viva reso realmente presente in forza delle parole della consacrazione per continuare nella Chiesa, fino alla fine dei secoli, il sacrificio della croce. Da ciò scaturisce subito che l’Eucarestia è una scuola nel senso più completo della parola.
Questa scuola ha lo scopo di unirci a Cristo di modo che il Padre con un unico sguardo d’amore può vedere contemporaneamente noi e il Figlio.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui” (Gv 6, 56). Consideriamo ciò che dice S. Agostino: “Rimaniamo in Lui in quanto sue membra; rimane Egli in noi, in quanto siamo suo tempio e questa unione è mantenuta dalla carità”. Ora l’unione tra le creature richiede la profonda somiglianza che viene prodotta dall’amore. Non possiamo essere uniti a Cristo se non ci amiamo tra di noi.
L’Eucarestia è una scuola perfetta per l’eccellenza del Maestro che insegna. Quando il Maestro è Dio stesso, come presto si impara ciò che viene insegnato; ed è evidente: il Maestro Divino infatti mentre insegna le cose che dobbiamo imparare, infonde anche la capacità di capire e rende docile la volontà ad agire. Chiediamoci dunque: “Andiamo alla scuola di Cristo con gioia, oppure preferiamo le scuole degli uomini che talora sono gonfi di scienza?”
La scuola di Cristo ha un metodo efficacissimo per tutti, sia i dotti che gli ignoranti tutti facilmente comprendono, perché si insegna con grande bontà più con l’esempio che con le parole. È una scuola sempre accessibile per la sua continuità, sia di notte che di giorno; né diventa noiosa per quelli che la frequentano, accade infatti un evento straordinario: più la si frequenta, più aumenta la nostra gioia.
Il nostro fondatore don Alberione aveva preso sul serio questa scuola diventandone un alunno  sempre assiduo, fervente, devoto, era facile incontrarlo di fronte all’Eucarestia a pregare…
E noi amiamo così questa scuola d’amore? Vi accediamo con gioia come si va ad un incontro amato, atteso, desiderato? Oppure facciamo fatica a rimanere anche solo pochi minuti con Lui? Ci annoiamo, siamo freddi, neghittosi, pigri? Chiediamo al Signore di insegnarci a stare con Lui, a preferirlo ad amarlo?
In questa scuola regna sovrana la carità. Non si insegna per lucro, né per ambizione, non per sfoggio di sapere, ma unicamente per comprendere la dottrina del Divin Maestro.
Com’è bello pensare che frequentando questa scuola avremo la più alta delle lauree e  “diventeremo simili a Lui” (1Gv 3,2). A forza di frequentare un tale Maestro che ne sarà? “…predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio Suo” (Rm 8, 29); negli scolari appariranno i lineamenti della perfezione divina: “Voi in me ed io in voi” (Gv 14, 20).
Allora perché indugiamo ancora? O Signore se non avessimo Te, che senso avrebbe la nostra vita? Una vita povera, vuota, priva di speranza! Ti preghiamo prendi possesso di noi, fa’ che possiamo essere vergini in ascolto, vergini fedeli, vergini in preghiera, come Maria, Tua madre. Dacci la grazia di imitare Maria che “custodiva in cuor suo ogni parola del figlio”. La lampada del tabernacolo diventerà la nostra luce secondo quanto ci hai detto “chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12).
Com’è la nostra fede in Te persona viva? Crediamo che Tu sei realmente presente nell’Eucarestia? Quando Tu ci parli, con quale sensibilità Ti ascoltiamo? Ci lasciamo distrarre dalle preoccupazioni, dagli avvenimenti, oppure cerchiamo di metterci alla Tua presenza con semplicità, come il povero di Jhavé che accetta di essere riempito?
Alla scuola di Cristo impariamo subito 5 virtù: 1) umiltà; 2) mansuetudine; 3) ubbidienza; 4) povertà; 5) mortificazione.

Umiltà

Nell’Eucarestia non si vede con l’occhio sensibile né l’umanità, né la divinità di Cristo. Con l’incarnazione Cristo si è annientato prendendo la forma di uomo. Di fronte a tale abbassamento pensiamo se nel nostro cuore vive ancora la tendenza naturale ad apparire, a dominare. Riesco a mettermi al secondo posto, riesco a confessare che spesso le mie azioni, parole e pensieri, sono originati dalla superbia? “Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili”.

Mansuetudine

“Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5,5). Anche quando ci bolle il sangue, procediamo con pazienza e prudenza: questa mansuetudine conquista le anime. Come possiamo noi consacrate chiedere al Signore il dono della pace se poi siamo tanto  iraconde, tanto  bramose di vendicarci?

Ubbidienza

Venendo Gesù nel mondo disse: “Ecco io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10, 9). Tutto il ministero pubblico è riassunto nelle parole: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 4, 34). Quando gli anni avanzano, pensiamo che l’ubbidienza sia riservata ai bambini … Com’è la mia ubbidienza? Triste, pesante? Oppure è lieta, gioconda, ilare? …

Povertà

La cupidigia è la radice di tutti i mali: Cristo dice nel discorso della montagna: “Beati i poveri in spirito” (Mt  5, 3) e questa povertà viene messa come condizione alla perfezione: “Chiunque non rinuncia a quanto possiede, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 33).

Anche con il suo esempio, nell’Eucarestia, Gesù insegna la povertà: l’ostia è fatta di pochi chicchi di grano; eppure sotto la specie del pane e del vino vi è Cristo.

La nostra vita è povera nel senso evangelico? Vigiliamo per non diventare ricchi? Siamo troppo preoccupati per il domani? L’avarizia del Pastore diventa scandalo per il gregge.

Mortificazione

“Ora coloro che appartengono a Cristo, hanno crocifisso la carne” (1Cor 5, 24). “Chiunque non rinuncia a quanto possiede non può essere mio discepolo”. Perdona Signore le nostre colpe, le nostre comodità, i nostri egoismi.

Abbiamo detto all’inizio che Maria è l’alunna che più si è avvicinata al Maestro, allora anche noi, andremo alla sua scuola, noi che non abbiamo alcun attestato particolare se non quello della miseria, mettendoci accanto a Lei e lasciandoci guidare. Saremo certi così di arrivare al Cristo.

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