La Donna

LA DONNA ASSOCIATA ALLO ZELO SACERDOTALE
Beato Alberione

La fortezza è la virtù morale e soprannaturale che rende l’animo generoso e intrepido nel lavoro
per il cielo, nonostante le difficoltà, le paure e, forse la stessa morte.
Il cuore forte sa intraprendere e sopportare. Beato Alberione.
“Il Signore t’ha benedetta nella sua potenza,
per mezzo di te ha annientato i nostri nemici” (Giud.13,22)
Se questa è la missione della donna, ne segue che il sacerdote e la donna s’incontrano
nella stessa vocazione, che essi devono lavorare lo stesso campo. Ma disordinatamente, a
capriccio? senza chi regoli e diriga il lavoro? No: l’esercito delle donne deve avere il suo
capitano nel sacerdote.
Il sacerdote è da Dio stabilito a salvare le anime: e dovrà renderne
conto a lui insieme con la donna. Tocca però al sacerdote guidare il suo esercito alla
vittoria: a lui studiare pazientemente il piano: a lui frenare le audaci ed incuorare le
timide: a lui il richiamare le disertrici e lo riordinare le sbandate: a lui condurre tutte a
battaglia. Egli, il capitano; le donne, i soldati: se il capitano dispone la battaglia, sono però
i soldati che la vincono.
Oggi è universalmente riconosciuto il valore di questo principio nella cura d’anime: al
sacerdote e più specialmente al parroco spetta il dovere di valersi di tutti per ottenere il
fine suo: salvare le anime. Egli non può mettere in disparte alcuno dei mezzi ed alcuno dei
cooperatori: canto, circolo di cultura, conferenze, avvisi, delicate industrie ecc.: curati,
beneficiati, membri delle associazioni cattoliche, compagnie religiose ecc.: e tra tutti questi
mezzi di salvezza e tra questi cooperatori uno ve ne ha importantissimo, abilissimo,
efficacissimo: la donna. Dunque l’utilizzi, dunque la diriga, dunque se ne valga in
ognioccasione: beninteso con prudenza, come si vedrà in seguito.
L’uomo nell’ordine fisico è incompleto senza la donna: poiché se egli ha la forza gli manca
la grazia posseduta dalla donna: se egli ha l’intelligenza la donna ha il cuore: uniti questi
due esseri si completano e dànno origine ad altri uomini.
Qualcosa di simile è della missione sacerdotale e della missione della donna: il
sacerdoteammaestra, comunica i carismi della grazia, santifica dal tempio: ma la donna
prolunga questa sua divina influenza sino fra le mura domestiche, la donna porta al
sacerdote l’uomo. Il sacerdote senza la donna perderebbe tre quarti della sua influenza
nella società, la donna senza di lui la perderebbe tutta. Come tra Dio e l’uomo sta il
sacerdote, così tra il sacerdote e l’uomo sta la donna, anello di congiunzione.
Ed ecco il vincolo strettissimo che unisce il sacerdote e la donna: la comune vocazione; ed
ecco nel sacerdote l’obbligo di un oculato e prudente indirizzo alla donna nella scelta dei
mezzi: ed ecco nella donna il dovere di un’umile docilità ai consigli del sacerdote.
Che se ancora un dubbio ci sorgesse in mente, guardiamo alla storia: a fianco ai grandi
benefattori dell’umanità e ai grandi santi del cristianesimo troverete sempre una dolce
figura di donna e di santa, che quasi ne completa l’opera. A fianco di san Benedetto, il
grande patriarca del monachismo occidentale, vedete santa Scolastica sua sorella; a fianco
di san Francesco d’Assisi, il santo così universalmente amato,è santa Chiara, sua
concittadina; a fianco dei Padri Domenicani sono le Domenicane; a fianco di san Francesco
di Sales è santa Giovanna Francesca di Chantal; san Vincenzo de’ Paoli ha fatto per la Chiesa e per le anime assai più coll’istituire le Suore della Carità che col fondare la famiglia
dei Religiosi della Missione. Il venerabile Cottolengo fu assai coadiuvato da Marianna Masi
e il venerabile don Bosco dalla propria madre, Margherita Bosco.
Questo è l’ordine provvidenziale del mondo: né tocca a noi mutarlo: opponendoci
renderemmo sterile il nostro nobile ministero: coll’adattarvisi opereremo con minor fatica
un bene centuplicato. È necessaria un’avvertenza, a scanso di fraintesi.
Da quanto ho detto e sto per dire, alcuno potrebbe forse credere che io voglia asserire la
donna non dovere occuparsi d’altro che cooperare al sacerdote: o almeno che quando non
fa questo, non risponda alla missione sua. Non è precisamente in questo senso che
intendo parlare. La donna ha da prestar un aiuto materiale all’uomo: e nel far questo
ognuno vede quale immenso campo è preparato alla sua attività: ma io di questo non
intendo occuparmene precisamente, esorbitando dal mio scopo. La donna ha da prestare
aiuto morale-religioso all’uomo: e questo può avvenire in due modi: o direttamente, dirò
così, nell’opera e nell’indirizzo datole dal sacerdote: o indirettamente, entrando soltanto
nello spirito della missione sacerdotale, che è pure parte della missione femminile. Anche
questo è assai apprezzabile: ma è specialmente del primo che qui intendo trattare;
giacché dell’altro sono già in gran numero i libri che ne parlano, alcuni anzi egregiamente.

LA POTENZA DELLA DONNA
La forza della donna non sta nella sua intelligenza, ma nel suo cuore: vorrei dire con un autore moderno: «nella sua debolezza, nel suo spirito, nella sua bellezza, posta a servizio del suo cuore».Nell’uomo il cuore è metà del suo essere, nella donna è tutto: «Più superficiale nel resto, scrisse De Bonald, la donna è più profonda nell’amore».
«L’amore non ha che episodi nella vita dell’uomo, mentre nella donna è la storia della vita intera»: così scrisse la Staél, forse con qualche esagerazione.
Ma è certo che nella donna predomina il cuore e ne è prova la sua tenerezza, la sua soavità, il suo spirito di sacrificio, la sua delicatezza, tutta la sua intuizione. Osservate l’affetto di una figlia verso il padre o la madre; l’affetto d’una sposa per lo sposo ancorchè duro e incurante; l’affetto di
una sorella per i fratelli ancorchè sprezzanti; l’affetto di una madre per i figli ancorchè
ingrati: sono prove del grande cuore della donna. «Alla donna, più che all’uomo – dice il S.
Padre Pio XII – Dio ha concesso il dono, col senso della grazia e della piacevolezza, di
rendere leggiadre e gradite le cose più semplici, precisamente perchè essa, formata simile
all’uomo come aiuto per costituire con lui la famiglia, è nata fatta per diffondere la
gentilezza e la dolcezza intorno al focolare di suo marito e far si che la vita a due vi si
componga, e si affermi feconda e fiorisca col suo svolgimento reale». Come alla forza si
resiste con la forza, e trionfa il più forte; come dinanzi all’intelligenza si usa il raziocinio e
vince chi ha argomenti migliori e logica più stringente; così fra due cuori il trionfo è
sempre del più grande: e tra l’uomo e la donna la prevalenza del cuore non si discute. La
donna non calcola il proprio ideale, ma l’intuisce e, fattolo suo, l’ama con tutto il suo
essere e, vi tende con tutte le sue forze, lo sostiene appassionatamente di fronte all’uomo.
Lo sostiene con la debolezza. Cosa meravigliosa: quanto più un essere è debole, tanto più
forte sarà la sua preghiera. Se il povero è più povero, ha maggior efficacia presso il ricco;  se il bambino è più piccolo, più facilmente disarma anche il mostro di crudeltà. E questa è
la forza della donna: essa è regina finchè chiede umilmente; quando volesse comandare o
ragionare, allora il suo impero si sfascia. E l’umile supplica, la donna non l’adopera solo di
fronte all’uomo per convalidare i suoi desideri, ma specialmente di fronte a Dio. Ella prega
per l’uomo: prega con la confidenza del bimbo, con l’umiltà del povero; con la costanza,
spesso, del martire. Prega, e Dio l’esaudisce, perchè chi non sa che la preghiera è
onnipotente presso il cuore di Dio? Chi non sa che Dio dà tutto a chi lo prega bene? Ed
ecco la donna che, per la sua debolezza, diventa forte della fortezza di Dio; ed ecco che la
donna vince perchè ha con sè Dio. La donna sostiene il suo impero con la bellezza:
bellezza che cresce nella virtù, nella modestia, nel pudore. È vero ciò che sta scritto
nell’Ecclesiastico: «Per causa dellabellezza della donna molti sono caduti nella perdizione e
da essa viene accesa come fuoco la concupiscenza» (Siracide 9,9); ma d’altra parte è pur
vero che la bellezza, unita alla virtù, muove il cuore dell’uomo, l’inclina verso di lei e
diventa un mezzo potentissimo per innalzarlo verso il Signore. La donna sostiene l’uomo
col suo spirito: l’uomo considera le cose, astrae, generalizza; la donna tutto analizza e
vivifica. La donna sente Dio, la virtù, quanto vi ha di bello e di buono: e nel sentire ama, e
nell’amare persuade, e persuadendo comunica un’unzione tutta particolare del suo cuore.
L’uomo ne resta dominato, direi, spesso incantato. La donna sostiene l’uomo col sacrificio:
ma sacrificio che si compie in mille cose minute, che l’uomo sovente non cura o addirittura
disprezza.La donna per compiere la sua sublime missione ha a suo servizio amorose
sollecitudini, esortazioni dolci e forti, rimproveri pieni di tenerezza soave, preghiere condite
di lacrime cocenti, sguardi che sono una rivelazione, una ispirazione, una intuizione, una
suggestione; così ella previene cadute, rialza chi è inciampato, sprona al bene, eleva
opportunamente.
Osservate a quante cose arriva una donna, come nulla le sfugge, come tutto prevede,
aggiusta, ripara, dispone. Questo è un fatto verissimo ma troppo frequente per cui non è
sufficientemente stimato. E’ difficile capire le tenerezze d’una sorella, i riguardi assidui e
delicati di una sposa, le sollecitudini continue ed amorose d’una madre. Ella non risparmia
fatiche, veglie, privazioni, sangue, vita; e, soffrendo, gode di soffrire; morendo, gode di
consumarsi, pur di ottenere quanto vuole per l’essere che ama. E l’uomo rimane vinto,
cade ai suoi piedi, si arrende e dice praticamente: chiedi quanto vuoi; chi può resistere alle
tue richieste?
La posizione della donna
In secondo luogo la donna è potente per la sua missione domestica e sociale. Questa è
per lei come il miglior punto strategico per un capitano. La donna è nella famiglia più che
non l’uomo; come figlia, sposa, madre. Ora quanto non può una figlia sull’animo dei
genitori e su quello dei fratelli? Vi sono intere famiglie allevate cristianamente da una
sorella maggiore. Tanti fatti storici confermano la cosa, tanto da farla diventare ordinaria !
Quante volte una buona figliuola non ha ritenuto da eccessi genitori e fratelli? Quante
volte una buona figliuola non ha istruito i suoi cari, piccoli e grandi, nelle verità religiose in
modo così naturale e delicato, da passare inavvertita ma da essere efficace? Quante volte
non ha attirato i parenti alla Chiesa, alla parola di Dio, ai SS. Sacramenti? Quante volte
una buona figliuola di soda pietà non ha sparso il profumo del proprio spirito tra le mura
domestiche? non ha indotto soavemente al parlare castigato, al vicendevole
compatimento, all’amore reciproco, all’adempimento del dovere? Si domandò un giorno ad
una nobile donzella, sorella di un avvocato di grido, scapolo, come mai ella avesse rifiutato
la mano di tanti giovani buoni, ricchi, onorati. La donna alzò gli occhi al cielo, poi li abbassò, e mentre il volto si copriva di un lieve rossore, mormorò: «Ahi l’anima di mio
fratello!… ». Era la vittima che aveva sacrificato tutto per restare al fianco del fratello, per
salvarlo. Ed aveva già ottenuto tanto! La sposa poi, alla forza dell’affetto, aggiunge la
libertà che le proviene dall’essere la compagna del suo sposo, e perciò può ancora di più.
Quante volte è solo per lei che si è compito il matrimonio religioso, che in casa si prega,
che il marito si porta alla Messa ed ai Sacramenti. « Mio marito fa quello che gli dico io –
confidava una sposa. – E’ ora di andare alla Messa, gli dico.
Ed egli cede e mi accompagna ». Ed anche là dove più non giunge la voce del Sacerdote,
anche a quell’uomo il quale non pensa che al lavoro e al guadagno, anche a quel
disonesto, il quale non sogna che piaceri e passioni, anche a quell’infelice travagliato dalla
febbre degli onori o dalla sete di vendetta, anche a costoro può sempre o quasi sempre
giungere la voce d’un angelo: voce dolce, suadente, ascoltata d’una sposa. Quante volte si
rinnova lo spettacolo di S. Cecilia che conduce il marito al Sacerdote di Dio! Quante volte
si ripete il fatto di Emilio Littrè ! Filosofo positivista, storico evoluzionista, senatore a vita,
massone zelante, ricevette negli ultimi giorni della vita il S.Battesimo. Il merito della
conversione? la sposa e la figlia: l’ottennero col sacrificio, con la preghiera, coi servizi più
assidui, con le parole più dolci, con la medaglia della Vergine: argomenti più forti sul cuore
che non la logica alla mente! Oh quanti consorti dovranno rendere giustizia nell’eternità
alla loro benefattrice e dire: Sono salvo per la mia sposa.Ma la donna tocca l’apice della
sua potenza quando è elevata alla dignità di madre; forza d’amore, libertà di parole,
autorità divina sui figli si congiungono allora in lei. E chi forma l’anima dei figli è appunto
la madre: il padre fa eseguire, ma la madre crea la coscienza dell’azione; il padre traccia
come lo scheletro di educazione, ma la madre lo completa, lo vivifica; il padre agisce sul
figlio presente, la madre anche sul figlio lontano dalla casa e dal suo sguardo, sul figlio
superstite.Montaigne e Smiles concordemente affermano: « La casa dipende siffattamente
dalla donna da potersi e doversi asserire che la felicità o l’infelicità della casa medesima
sono opera sua ».E il De Maistre: « Sulle ginocchia della madre si forma ciò che il mondo
ha di più grande: l’uomo ». Questa verità è di evidenza così chiara e di esperienza così
ordinaria da non aver bisogno di dimostrazione. Il fatto di Coriolano che cede innanzi alla
madre, se è vero, non è che uno degli infiniti episodi d’ogni giorno. Quante volte si può
ripetere ciò che disse S. Ambrogio a S. Monica: « E’ impossibile che si perda il figlio di
tante lacrime ! » Rimarrebbe ora a vedere quanto possa la donna per la sua posizione
sociale, e questo si vedrà più chiaramente nella seconda parte.

LA VOCAZIONE DELLA DONNA
Il Bougaud, dopo aver considerato la potenza della donna, esclama: « Initium et finis
mulier »: in ogni cosa grande vi trovate come principio e fine la donna. E Tacito: « Inesse
in eis quid divinum»: la donna ha in sè una orma della potenza di Dio. Ma perchè questo
Dio,che fa bene ogni cosa, che tutto rettamente dispone in peso e misura, secondo i suoi
altissimi fini, perchè questo Dio è stato così munifico verso la donna? La risposta è
esplicita e logica: perchè l’aveva destinata a una nobilissima vocazione; i doni largiti alla
donna sono i mezzi necessari alla sua missione. Rifacciamoci all’origine del mondo.
Quando Dio ebbe creato l’uomo, dice la S. Scrittura, Egli guardò a lui e, tocco il cuore di
compassione alla vista della sua solitudine, pronunciò quella parola: «Non è bene che
l’uomo sia solo: facciamogli una compagna simile a lui che gli serva di aiuto»(Genesi
2:18)E creò la donna per aiuto dell’uomo. Ma per aiutarlo in che cosa? Nei suoi lavori,
nelle sue angosce? Si: è acerbo il dolore quando si soffre da soli! Per condividere le gioie,
e sogni di felicità? Sì, perchè si gode assai poco, quando si gode soli!
E siccome l’uomo non è creato per la terra ma per il cielo, siccome Dio collocò in lui speranze celesti, aspirazioni e slanci sublimi, siccome il mondo è l’esilio, mentre il cielo è la patria:
sorreggere l’uomo in questo cammino, condurlo amorosamente all’eternità beata,
procedervi sostenendosi a vicenda, costituisce l’altissima missione della donna, adjutorium
simile sibi. «Son due – dice il S. Padre Pio XII – l’uomo e la donna, che camminano a paro
e si dànno la mano e si legano col vincolo di un anello; nodo amoroso che anche il
paganesimo non dubitò di chiamare “vinculum iugale”. Che è mai dunque la donna se non
l’aiuto dell’uomo, colei a cui Dio concesse il sacro dono di far nascere l’uomo al mondo? »
L’uomo, curvo sulla terra che doveva lavorare, avrebbe forse perduto facilmente di vista il
cielo: Dio gli diede un angelo, un apostolo, un amico intimo, persuasivo, amabile onde gli
conservasse la luce e l’attrattiva verso la meta. Si procede bene, la mano nella mano!
Gen,2,18 E’ però tristemente vero che Eva si valse di questo dolce ascendente su Adamo
per trascinarlo seco nella colpa. Ma Dio, punendolo, non mutò la missione della donna:
l’uomo caduto abbisognava ancora di più dell’aiuto di lei. Se la donna, sotto il dominio
brutale del paganesimo, per diffidenza dell’uomo, cadde schiava, oppressa o almeno fu
allontanata dall’uomo, Dio pensò a rilevarla da tale stato: se no, essa non avrebbe più
potuto esercitare la sua missione. Maria fu l’alto tipo della donna cristiana: Essa compì il
suo ufficio di sollevare l’uomo, di distaccarlo dalla terra, di condurlo al cielo.                                   La donna riabilitata da Gesù Cristo, venne con paziente ed assiduo lavoro rimessa al suo posto
primitivo. Dopo diciannove secoli, la donna cristiana gode di nuovo quel santo ed
universale rispetto, quel tenero e religioso amore, quegli onori e quei riguardi di
delicatezza che rendono possibile l’esercizio della sua missione. Quel certo spirito di
cavalleria, che nonostante le naturali esagerazioni, dominò tanto nel Medio Evo e forma
ancor oggi come l’incanto e il profumo della società civile, è tutto uno spirito ed un frutto
delle dottrine cristiane sulla donna. In essa troviamo di nuovo quel profumo di purezza,
quell’aureola di modestia, quella bellezza grave, quell’amabile libertà, quella virtù generosa
e quel desiderio intenso di attrarre il cuore dell’uomo per innalzarlo al cielo e condurvelo
seco. Quanti uomini, specialmente nel turbinio presente della vita, dimenticherebbero
forse Dio, l’anima, l’eternità, se non avessero una sorella, una sposa, una madre, una
flglia… L’uomo meglio fornito di doni e di studi, tra gli affari e le occupazioni del presente,
facilmente dimentica l’idea del futuro: il visibile lo soffoca, il suo volto si abbassa. E lo
dimentica, anche perchè molte donne non vivono all’altezza della loro missione. Lo
lamenta il S. Padre Pio XII: «Il meraviglioso progresso materiale, non accompagnato e non
seguito da un corrispondente progresso morale, ha finito con tutti i suoi agi e le sue
comodità di soffocare nelle coscienze i valori spirituali e di mettere l’uomo fuori di Dio e
contro Dio. «L’applicazione delle scoperte scientifiche, i mirabili progressi della scienza, le
sorprendenti realizzazioni della meccanica hanno trasformato il mondo; ma la donna,
creata da Dio per ricordare all’uomo il suo fine spirituale, immortale, eterno, non ha
saputo guidare se stessa per le difficili vie della civiltà moderna, non ha saputo difendere e
salvaguardare l’importante trincea dei valori spirituali. non ha saputo essere la misura di
tutto, come avrebbe dovuto, per la sua missione. Così ha finito di essere travolta e
divenire prima il trastullo, il giocattolo grazioso della vita, poi lo strumento di corruzione, di
rovina, di peccato. « Spetta alle giovani migliori – e chi non vuol essere tra quelle? –
saldare la rottura profonda, ricomporre il disaccordo, ristabilire l’armonia tra le nuove
forme di vita e la legge di Dio, attingendo alla fede religiosa, alla coscienza della propria
dignità, al senso di responsabilità umana e civile, la forza per essere all’altezza dei tempi,
non solo nel portamento esterno, ma in quello spirituale e morale ». L’uomo è in uno stato
di inferiorità rispetto alla donna: mentre la avanzerebbe per forza della sua intelligenza.
Ciò che l’uomo dimentica, è precisamente quanto la donna più facilmente ricorda, perchè
lo sente sempre vivo. Ella non cura tanto la logica, ma se si tratta delle cose spirituali le
intuisce meglio, le gusta meglio, vi inclina più facilmente. Qualcuno ha detto: la religione è
per le donne. Non è per le donne nel senso di escludere gli uomini; ma è per le donne nel
senso che la donna naturalmente è più inclinata alle pratiche di pietà. « Anche la Chiesa,
disse il Papa Pio XI alle Donne Cattoliche, vi rende questo onore, chiamandovi il sesso
devoto. E voi dovete, con la religione e per la religione, essere aiuto dell’uomo ». Chi
mette la donna fuori di tal missione, la mette fuori della sua vocazione: la rende una
spostata. La donna che non fa questo è inutile, se non dannosa, nel mondo. Alla donna
che si insuperbisse o si lamentasse di dover lavorare per la conversione del marito si
potrebbe far presente che quello è il suo esplicito dovere.
Beato Alberione – TESTO 

pag.WEB

Nuovo Cantico

ignore Dio, benedetto sii per nostra sorella stampa che è pane dell’intelligenza e luce dell’anima. Ti preghiamo, Signore per tutti i giornalisti del mondo i disegnatori di fumetti, i pittori di cartelloni pubblicitari. Illumina con la luce tua chi scrive e chi diffonde, chi stampa e chi legge: umili servitori siano della verità nell’amore.

ode a te, Signore per nostro fratello cinema. Nel suo dinamico narrare intensamente agisce sull’uomo: ha in sé la forza e il fascino del teatro e della fotografia, della stampa e della parola viva, della musica e della pittura. Guida, Signore, registi e produttori, attori e spettatori verso ciò che è vero e buono che canta la vita e costruisce l’uomo.

ignore Dio, benedetto sii per nostra sorella radio che cammina sulle ali del vento e tanto piccola fa la terra. Ti preghiamo, Signore, per le radio trasmittenti grandi e piccole. Questa creatura dell’ingegno umano utilizzata sia per fare gli uomini liberi e fratelli.

ode a te, Signore, per la televisione. Questa cattedra che si pone nel cuore d’ogni casa non turbi, ma alimenti l’armonia della famiglia, prepari uomini nuovi per un mondo nuovo fondato sul tuo vangelo.

 

ignore Dio, benedetto sii per la telematica e per Internet, rete delle reti, Piazza Grande del pianeta, casa della conoscenza. Ti preghiamo, Signore, che diventi e resti il Sito dove razza e credo, colore e sesso, risorse e culture non dividano l’uno dall’altro, ma gente interagisca con gente in una sola comunità estesa al mondo.

ode a te, Signore nostro Dio, per il progresso della tecnologia Lode a te per tutti gli strumenti della comunicazione che ieri, oggi e domani, poni nelle nostre mani a servizio dell’uomo e del Regno tuo. Amen! Alleluia!      Power Point  – pdf

 

(Nuovo cantico delle creature nell’intuizione di don Alberione) 

Coroncine

CORONCINE SETTIMANALI

DOMENICA: A GESU’ MAESTRO
Nella disposizione delle coroncine adottiamo l’ordine della liturgia, secondo la quale – d’accordo con una consuetudine che risale all’epoca apostolica – la settimana inizia con la domenica.

1. Gesù, Maestro divino, ti adoriamo come verbo incarnato, mandato dal Padre per ammaestrare gli uomini nelle verità che dànno la vita. Tu sei la Verità increata, l’unico Maestro; tu solo hai parole di vita eterna. Ti ringraziamo per aver acceso in noi il lume della ragione e il lume della fede e averci chiamati al lume della gloria. Noi crediamo, sottomettendo tutta la nostra mente a te ed alla Chiesa, e condanniamo quanto la Chiesa condanna. Maestro, mostraci i tesori della tua sapienza, facci conoscere il Padre, rendici veri tuoi discepoli. Accresci la nostra fede perché possiamo pervenire all’eterna visione in cielo.

O Gesù Maestro, Via Verità e Vita: abbi pietà di noi.

2. Gesù, Maestro divino, ti adoriamo come il Diletto del Padre, Via unica per andare a lui. Ti ringraziamo perché ti sei fatto nostro modello; hai lasciato esempi della più alta perfezione; hai invitato gli uomini a seguirti sulla terra ed in cielo. Noi ti contempliamo nei vari tratti della vita terrena; ci mettiamo docilmente alla tua scuola e condanniamo ogni morale diversa dalla tua. Attraici a te, perché camminando sulle tue orme e rinunciando a noi stessi, cerchiamo unicamente la tua volontà. Accresci in noi la speranza operosa e il desiderio di essere trovati nel giudizio simili a te e possederti per sempre in cielo.

O Gesù Maestro, Via Verità e Vita: abbi pietà di noi.

3. Gesù, Maestro divino, ti adoriamo come l’Unigenito di Dio, venuto al mondo per dare agli uomini la Vita, e la Vita più abbondante. Ti ringraziamo perché morendo sulla croce ci hai meritato la vita, che ci comunichi nel battesimo e nutri nell’Eucarestia e negli altri sacramenti. Vivi in noi, o Gesù, con l’effusione dello Spirito Santo, onde possiamo amarti con tutta la mente, tutte le forze, tutto il cuore; e amare il prossimo come noi stessi per amor tuo. Accresci in noi la carità, perché un giorno richiamati dal sepolcro alla vita gloriosa, siamo a te uniti nel gaudio eterno del cielo.

O Gesù Maestro, Via Verità e Vita: abbi pietà di noi.

4. Gesù, Maestro divino, ti adoriamo vivente nella Chiesa, tuo corpo mistico e nostra unica arca di salvezza. Ti ringraziamo di averci dato questa Madre infallibile e indefettibile, nella quale tu continui ad essere per gli uomini Via, Verità e Vita. Ti supplichiamo perché tutti gli infedeli vengano alla sua luce inestinguibile, gli erranti ritornino ad essa, e tutto il genere umano sia unito nella fede, nella comune speranza, nella carità. Esalta la Chiesa, assisti il Papa, santifica i sacerdoti e le anime a te consacrate. Signore Gesù, il nostro sospiro è il tuo: si faccia un solo ovile sotto un solo pastore perché tutti possiamo riunirci nella Chiesa trionfante in cielo.

O Gesù Maestro, Via Verità e Vita: abbi pietà di noi.

5. Gesù, Maestro divino, ti adoriamo con gli angeli che cantarono i motivi della tua incarnazione: « Gloria a Dio e pace agli uomini ». Ti ringraziamo di averci chiamati a partecipare al medesimo tuo apostolato. Accendi in noi la tua stessa fiamma dello zelo per Dio e per le anime. Riempi di te tutto il nostro essere: vivi in noi perché ti irradiamo con l’apostolato della preghiera e della sofferenza, delle edizioni e della parola, dell’esempio e delle opere. Manda buoni operai alla tua messe; illumina i predicatori, i maestri, gli scrittori; effondi in essi lo Spirito Santo; disponi le menti ed i cuori ad accoglierlo. Vieni, Maestro e Signore! Insegna e regna, per Maria, Madre, Maestra e Regina.

O Gesù Maestro, Via Verità e Vita: abbi pietà di noi.

LUNEDI’ A SAN PAOLO APOSTOLO
Nel primo lunedì ci accostiamo a san Paolo per conoscerlo e pregarlo, per ottenere e formare buone vocazioni,
per chiedere lo spirito di apostolato per noi e per i Cooperatori.

1. Ti ringrazio, o Gesù, per la grande misericordia concessa a san Paolo nel mutarlo da fiero persecutore in ardente apostolo della Chiesa. E tu, o grande santo, ottienimi un cuore docile alla grazia, la conversione dal mio difetto principale e una piena configurazione a Gesù Cristo.

San Paolo apostolo: prega per noi.

2. Ti ringrazio, o Gesù, per aver eletto l’apostolo Paolo a modello e predicatore della santa verginità. E tu, o San Paolo, caro mio padre, custodisci la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, perché possa conoscere, amare, servire soltanto Gesù, e consacrare alla sua gloria tutte le mie forze.

San Paolo apostolo: prega per noi.

3. Ti ringrazio, o Gesù, per aver dato, per mezzo di San Paolo, esempi ed insegnamenti di perfetta obbedienza. E tu, o grande santo, ottienimi umile docilità a tutti i miei superiori, sicuro che nell’obbedienza troverò la vittoria contro i miei nemici.

San Paolo apostolo: prega per noi.

4. Ti ringrazio, o Gesù, per avermi insegnato, con le opere e con le parole di san Paolo, il vero spirito di povertà. E tu, o grande santo, otiienimi lo spirito evangelico della povertà, affinché, dopo averti imitato in vita, possa esserti compagno nella gloria in cielo.

San Paolo apostolo: prega per noi.

5. Ti ringrazio, o Gesù per aver dato a san Paolo un cuore pieno di amore a Dio e alla Chiesa, e di aver salvato per il suo zelo tante anime. E tu, o nostro amico, ottienimi vivo desiderio di esercitare l’apostolato della comunicazione sociale, della preghiera, dell’esempio, delle opere e della parola, perché possa meritare il premio promesso ai buoni apostoli.

San Paolo apostolo: prega per noi.

Ai santi apostoli Pietro e Paolo

1. Ti benedico, o Gesù buon Pastore, perché ti sei formato in Pietro e Paolo i due massimi pastori della Chiesa ed hai salvato per il loro ministero innumerevoli fratelli. E voi, o santi apostoli, intercedete per me il dono della conversione e un grande amore alla mia vocazione.
O santi apostoli Pietro e Paolo, pregate per noi e per la Chiesa di Gesù Cristo.

2. Ti benedico, o Gesù buon Pastore, che hai dato a Pietro e Paolo un grande amore a Dio e agli uomini. E voi, o santi apostoli, ottenetemi da Gesù e da Maria un cuore verginale e la grazia di consacrare al Signore tutte le mie forze.
O santi apostoli Pietro e Paolo, pregate per noi e per la Chiesa di Gesù Cristo.

3. Ti benedico, o Gesù buon Pastore, perché hai eletto i santi Pietro e Paolo predicatori e modelli di povertà. E voi, o nostri potenti protettori, otteneteci da Gesù e da Maria l’amore alla povertà perché possiamo ereditare i beni del cielo.
O santi apostoli Pietro e Paolo, pregate per noi e per la Chiesa di Gesù Cristo.

 4. Ti benedico, o Gesù buon Pastore, perché pasci e guidi il tuo popolo per mezzo di coloro che ti rappresentano. E voi, o santi apostoli Pietro e Paolo, ottenetemi lo spirito di obbedienza, sicura che per essa giungerò alla salvezza.
O santi apostoli Pietro e Paolo, pregate per noi e per la Chiesa di Gesù Cristo.

5. Ti benedico, o Gesù buon Pastore, che hai coronato la vita dei santi apostoli con glorioso martirio. E voi, o nostri custodi, ottenetemi la grazia di esercitare l’apostolato della preghiera, del buon esempio, della sofferenza e dell’azione pastorale e di raggiungere il premio preparato ai buoni apostoli.
O santi apostoli Pietro e Paolo, pregate per noi e per la Chiesa di Gesù Cristo.

MARTEDI’ alle anime del purgatorio
Il primo martedì è dedicato alle anime del purgatorio per recare a loro suffragio e per evitare a noi le pene del purgatorio.

1. O Signore, mio creatore e redentore, io credo che nella tua giustizia e misericordia hai disposto il purgatorio per le anime che passano all’eternità prima di aver soddisfatto del tutto i debiti di colpa o di pena. E credo che nella tua misericordia accetti i suffragi, specialmente il sacrificio della Messa, per loro sollievo e liberazione. Ravviva in me la fede e infondimi sentimenti di pietà verso questi cari fratelli dolenti.

L’eterno riposo…

2. O Signore, Gesù Cristo, re della gloria, per l’intercessione di Maria e di tutti i santi, libera dalle pene del purgatorio le anime dei fedeli defunti. E tu, o san Michele, principe della milizia celeste, guidale nella luce santa promessa dal Signore ad Abramo e alla sua discendenza. Ti offro, o Signore, sacrifici e preghiere di lode; tu accettali per quelle anime, e ammettile alla luce e alla gioia eterna.

L’eterno riposo…

3. O Gesù, Maestro buono, ti supplico per le anime verso le quali ho più stretti doveri di riconoscenza, giustizia, carità, parentela: i genitori, i benefattori spirituali e corporali, i congiunti. Ti raccomando le persone che sulla terra hanno avuto maggiori responsabilità: i sacerdoti, i governanti, i superiori, i religiosi. Ti prego ancora per le anime dimenticate e per le più devote di Gesù Maestro, della Regina degli Apostoli, di san Paolo apostolo. Degnati di chiamarle presto alla celeste beatitudine.

L’eterno riposo…

4. Ti ringrazio, o Gesù, Maestro divino, disceso dal cielo a sollevare l’uomo da tanti mali con la tua dottrina, santità e morte. Ti supplico per le anime che si trovano in purgatorio a causa della stampa, del cinema, della radio e televisione. Confido che queste anime, una volta liberate dalle loro pene e ammesse all’eterno gaudio, ti preghino e supplichino per il mondo moderno, affinché i tanti beni, che ci hai elargiti per l’elevazione della vita presente, siano pure adoperati per l’apostolato e la vita eterna.

L’eterno riposo…

5. O Gesù misericordioso, per la tua dolorosa passione e per l’amore che mi porti, ti prego , ti perdonarmi le pene meritate per questa o l’altra vita con i miei molti peccati. Concedimi spirito di penitenza, delicatezza di coscienza, odio a ogni venialità deliberata e le disposizioni necessarie per l’acquisto delle indulgenze. Io m’impegno a suffragare le anime purganti in quanto posso; e tu, Bontà infinita, infondimi un fervore sempre più vivo perché l’anima mia, sciolta dai vincoli del corpo, sia ammessa a contemplarti per sempre in cielo.

L’eterno riposo…

ATTO EROICO DI CARITÀ

O mio Dio, per la tua maggior gloria, in unione ai meriti di Gesù e di Maria,
io ti offro e cedo per le anime del purgatorio la parte soddisfatoria di tutto il bene che farò,
e tutti i suffragi che riceverò dopo la mia morte.
Disponi tutto secondo la tua divina volontà.

MERCOLEDI’ a San Giuseppe
Il primo mercoledì è dedicato a san Giuseppe, con tre fini: protezione sopra la Chiesa universale; assistenza su ciascuno di noi e una buona morte per tutti gli agonizzanti del mese; la divina Provvidenza in tutti i bisogni.

1. O san Giuseppe, fedele cooperatore nella nostra redenzione, abbi pietà della povera umanità ancora avvolta in tanti errori, vizi e superstizioni. Tu fosti docile strumento nelle mani del Padre celeste a disporre tutto per la nascita, la fanciullezza di Gesù e la preparazione della Vittima, del Sacerdote, del Maestro divino agli uomini. O santo docilissimo al volere di Dio, ottienici zelo per le vocazioni e la loro formazione. Per noi ti chiediamo generosa e costante corrispondenza al prezioso dono della chiamata di Dio.

San Giuseppe, prega per noi.

2. O san Giuseppe, modello di ogni virtù, ottienici il tuo spirito interiore. Nel silenzio amoroso ed operoso, nella pratica di tutte le prescrizioni religiose e sociali, nella docilità a tutto il volere di Dio, hai raggiunto un altissimo grado di santità e di gloria celeste. Ottienici aumento di fede, speranza e carità; larga infusione delle virtù cardinali; abbondanza dei doni dello Spirito Santo.

San Giuseppe, prega per noi.

3. O san Giuseppe, ti veneriamo come il modello dei lavoratori, l’amico dei poveri, il consolatore dei sofferenti ed emigrati, il santo della Provvidenza. Sopra la terra hai rappresentato la bontà e la premura universale del Padre celeste. Fosti il fabbro di Nazaret e maestro di lavoro al Figlio di Dio, fattosi umile lavoratore per noi. Soccorri con le tue preghiere quanti faticano nel lavoro intellettuale, morale e materiale. Alle nazioni ottieni una legislazione conforme al Vangelo, lo spirito di carità cristiana, un ordinamento conforme a giustizia e pace.

San Giuseppe, prega per noi.

4. O san Giuseppe, padre putativo di Gesù, benedico il Signore per le intime tue comunicazioni con lui durante la sua infanzia e giovinezza a Betlemme, in Egitto, a Nazaret. Lo hai paternamente amato e sei stato filialmente riamato. La tua fede ti faceva adorare in lui il Figlio di Dio incarnato, mentre egli ti ubbidiva, ti serviva, ti ascoltava. Avevi con lui soavi conversazioni, comunanza di lavoro, grandi pene e dolcissime consolazioni. Ottienimi la grazia di mai offendere e perdere Gesù col peccato. Prega per me che possa sempre comunicarmi e confessarmi bene, arrivare a una grande intimità e a un amore tenero e forte verso Gesù, sopra la terra, , ed a possederlo per sempre in cielo.

San Giuseppe, prega per noi.

5. O san Giuseppe, sposo purissimo di Maria, umilmente ti preghiamo di ottenerci una vera devozione alla nostra tenera Madre, Maestra e Regina. Per divina volontà, la tua missione fu asociata a quella di Maria. Con Maria dividesti pene e gioie; con lei vi fu una santa emulazione di virtù, di lavoro e di meriti; unione di mente e di cuore. O san Giuseppe, prega per i padri e le madri di famiglia. Ottienici la grazia di conoscere la santissima Vergine Maria, di imitarla, amarla e pregarla sempre. Attira tante anime al suo cuore materno.

San Giuseppe, prega per noi.

6. O san Giuseppe, protettore degli agonizzanti, ti supplichiamo per tutti i morenti, e per la tua assistenza nell’ora della nostra morte. Tu meritasti un transito felice con una santa vita e nelle tue ultime ore avesti l’ineffabile consolazione dell’assistenza di Gesù e Maria. Liberaci dalla morte improvvisa; concedici la grazia di imitarti in vita, di distaccare il cuore da ogni cosa mondana e raccogliere ogni giorno tesori per il momento della morte. Fa’ che allora possiamo ricevere bene i sacramenti degli infermi e con Maria ispiraci sentimenti di fede, speranza, carità e dolore dei peccati, perché spiri in pace l’anima nostra.

San Giuseppe, prega per noi.

7. O san Giuseppe, protettore della Chiesa universale, volgi benigno lo sguardo sopra il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, i religiosi, i cristiani; prega per la santificazione di tutti. La Chiesa è frutto del sangue di Gesù, tuo Figlio putativo. Affidiamo a te le nostre suppliche per l’estensione, la libertà, l’esaltazione della Chiesa. Difendila dagli errori, dal male e dalle forze dell’inferno come un giorno salvasti l’insidiata vita di Gesù dalle mani di Erode. Si avveri il sospiro di Gesù: un solo ovile sotto un solo pastore.

San Giuseppe, prega per noi.

GIOVEDI’ : all’Angelo custode
Il primo giovedì è dedicato all’angelo custode: per conoscerlo; per essere liberati dalle suggestioni del demonio nei pericoli spirituali e materiali; per seguirlo nella sua premurosa cura per condurci con lui in cielo.

1. Padre celeste, ringrazio la tua infinita bontà per avermi affidato, fin dal momento in cui l’anima mia è uscita dalle tue mani creatrici, ad un angelo affinché mi illumini, custodisca, regga e governi. E ringrazio anche te, mio angelo custode, che mi accompagni ogni giorno nel viaggio di ritorno al Padre celeste. Le tue sante ispirazioni, la continua difesa dai pericoli spirituali e corporali, le tue potenti preghiere presso il Signore sono per me un grande conforto e sicura speranza.

Angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla Pietà Celeste. Amen

2. Angelo mio custode, tu che sempre contempli il Signore e che mi vuoi tuo concittadino in cielo, ti prego di ottenermi dal Signore perdono perché tante volte sono stato sordo ai tuoi consigli, ho peccato alla tua presenza, tanto poco mi ricordo che sempre mi sei vicino.

Angelo di Dio…

3. Angelo mio custode, fedele e forte in virtù, tu sei uno degli angeli che in cielo, guidati da san Michele, vinsero satana e i suoi seguaci. La lotta di un giorno in cielo continua ora sopra la terra: il principe del male e i suoi seguaci sono contro Gesù Cristo, e insidiano le anime.
Prega l’immacolata Regina degli Apostoli per la Chiesa, la città di Dio che combatte contro la città di satana. O san Michele arcangelo, difendici con tutti i tuoi seguaci nella lotta; sii nostra forza contro la malizia e le insidie del demonio. Che il Signore lo soggioghi! E tu, principe della corte celeste, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che percorrono il mondo per la perdizione delle anime.

Angelo di Dio…

4. O angeli del Paradiso, custodite scrittori, tecnici e propagandisti delle tecniche audiovisive e tutti coloro che le usano. Difendeteli dal male, guidateli nella verità, ottenete loro la vera carità. Chiedete al Signore, per l’apostolato di queste tecniche, le vocazioni necessarie e accompagnatele nella loro delicata missione. Ispirate a tutti di contribuire con l’azione, la preghiera e le offerte all’apostolato della comunicazione sociale. Illuminate, custodite, reggete e governate il mondo delle tecniche audiovisive, perché serva ad elevare il livello della vita presente e a orientare l’umanità verso i beni eterni.

Angelo di Dio…

5. O angeli tutti del Signore, voi siete chiamati a fare nobile corte, dare lode e benedire incessantemente l’augusta Trinità, a riparare alle nostre dimenticanze. Siete i veri amatori di Dio e delle anime e continuate il canto: « gloria a Dio nel cielo altissimo e pace in terra agli uomini di buona volontà ». Vi supplichiamo per l’umanità intera perché conosca il vero e solo Dio, il Figlio da lui inviato e la Chiesa, colonna di verità. Pregate perché sia santificato il nome di Dio, venga il regno di Gesù Cristo e si compia la sua volontà, come in cielo così in terra. Stendete la vostra protezione sopra i governanti, i lavoratori, i sofferenti; ottenete benedizioni e salvezza a tutti quelli che cercano la verità, la giustizia e la pace.

Angelo di Dio…

VENERDI’: al Sacro Cuore di Gesù
Il primo venerdì è dedicato al cuore di Gesù per conoscere, stimare e corrispondere ai suoi grandi doni: il Vangelo, l’Eucaristia, la Chiesa, il Sacerdozio, lo Stato Religioso, Maria santissima, la stessa sua vita.

O Gesù, nostro Maestro io indegno peccatore, prostrato innanzi a te, adoro il tuo cuore, che tanto ha amato gli uomini e nulla ha risparmiato per essi. Io credo al tuo amore infinito per noi. Ti ringrazio dei grandi doni che per amore facesti agli uomini, specialmente: il Vangelo, la Eucaristia la Chiesa, il Sacerdozio, lo Stato Religioso, Maria come madre, la tua stessa vita.

1. O Gesù, Maestro divino, ringrazio e benedico il tuo cuore generosissimo per il grande dono del Vangelo. Tu hai detto: « sono stato mandato a evangelizzare i poveri ». Le tue parole portano la vita eterna. Nel Vangelo hai svelato misteri divini, insegnato la via di Dio con veracità, offerto i mezzi di salvezza. Concedimi la grazia di custodire il tuo Vangelo con venerazione, di ascoltarlo e leggerlo secondo lo spirito della Chiesa e diffonderlo con l’amore con cui tu lo hai predicato. Che esso sia conosciuto, onorato, accolto da tutti! Che il mondo conformi ad esso la vita, le leggi, i costumi, le dottrine! Che il fuoco da te portato sopra la terra tutti accenda, illumini, riscaldi.

Dolce cuore del mio Gesù, fa’ ch’io t’ami sempre più.

2. O Gesù, Maestro divino, ringrazio e benedico il tuo cuore amorosissimo per il gran dono dell’Eucarestia. Il tuo amore ti fa dimorare nel santo tabernacolo, rinnovare la tua passione nella Messa, darti in cibo alle nostre anime nella Comunione. Che io ti conosca, o Dio nascosto! Che io attinga acque salutari alla fonte del tuo cuore! Concedimi di visitarti ogni giorno in questo sacramento; di comprendere e partecipare attivamente alla santa Messa; di comunicarmi spesso e con le dovute disposizioni.

Dolce cuore…

3. O Gesù, Maestro divino, benedico e ringrazio il tuo cuore dolcissimo per il grande dono della Chiesa. Essa è la Madre che ci istruisce nella verità, ci guida nella via del cielo, ci comunica la vita soprannaturale. Essa continua la tua medesima missione salvatrice sopra la terra, come tuo Corpo Mistico. È l’arca della salvezza; è infallibile, indefettibile, cattolica. Concedici la grazia di amarla, come tu l’hai amata e santificata nel tuo sangue. Che il mondo la conosca, che ogni pecorella entri nel suo ovile, che tutti cooperino umilmente al tuo Regno.

Dolce cuore…

4. O Gesù, Maestro divino, ringrazio e benedico il tuo cuore amantissimo per l’istituzione del Sacerdozio. I sacerdoti sono mandati da te, come tu fosti mandato dal Padre. Ad essi hai consegnato i tesori della tua dottrina, della tua legge, della tua grazia, le anime stesse. Concedimi la grazia di amarli, di ascoltarli, di lasciarmi guidare da loro nelle tue vie. Manda buoni operai alla tua messe, o Gesù. Siano i sacerdoti sale che purifica e preserva; siano la luce del mondo; siano la città posta sul monte; siano tutti fatti secondo il tuo cuore; abbiano un giorno in cielo attorno a sé, come corona e gaudio, un largo stuolo di anime conquistate.

Dolce cuore…

5. O Gesù Maestro divino, ringrazio e benedico il tuo santissimo cuore per l’istituzione dello Stato Religioso. Come in cielo, così in terra, sono molte le mansioni. Hai scelto i figli della tua predilezione; li hai chiamati alla perfezione evangelica; ti sei fatto loro esempio, loro aiuto, loro premio. Moltiplica, o cuore divino, le vocazioni religiose: sostienile nella fedele osservanza dei consigli evangelici; siano le aiuole più profumate della Chiesa, siano le anime che ti consolano, che pregano, che zelano la tua gloria con ogni apostolato.

Dolce cuore…

6. O Gesù, Maestro divino, ringrazio e benedico il tuo cuore pietosissimo per averci donato Maria SS. come Madre, Maestra e Regina. Dalla croce tu ci hai posti tutti nelle sue mani; le hai dato un gran cuore, una grande sapienza, un grande potere. Che l’umanità intera la conosca, l’ami, la preghi! Che tutti si lascino da lei condurre a te, Salvatore degli uomini! Io mi metto nelle sue mani, come ti sei messo tu. Con questa Madre adesso, nell’ora della mia morte per l’eternità.

Dolce cuore…

7. O Gesù, Maestro divino, ringrazio e benedico il tuo Cuore mitissimo, che ti spinse a dare la vita per me. Il tuo sangue, le tue piaghe, i flagelli, le spine, la croce, il tuo capo inclinato dicono al mio cuore: «Nessuno ama più di chi dà la vita per l’amato». Il pastore è morto per dare la vita alle pecorelle. Anch’io voglio spendere la mia vita per te; fa’ che sempre, in tutto, ovunque, tu possa disporre di me secondo la tua maggior gloria e sempre io ripeta: « Sia fatta la tua volontà ». Infiamma il mio cuore di santo amore per te e per le anime.

Dolce cuore…

SABATO: alla Regina degli Apostoli
Il primo sabato è per conoscere, amare, imitare, pregare sempre di più la regina, madre e maestra nostra, Maria.

1. Amabilissima Regina del cielo e della terra, figlia prediletta del Padre, eccelsa Madre del divin Figlio, inclita sposa dello Spirito Santo,
io venero e lodo quel privilegio unico al mondo, per cui, piacendo al Signore nella tua umiltà e fede, conservando la più illibata verginità, divenisti la grande Madre del divin Salvatore, nostro Maestro, luce vera del mondo, sapienza increata, fonte di ogni verità e primo apostolo delle verità.
Hai dato al mando a leggere il libro: il Verbo eterno. Per il gaudio ineffabile che provasti e per quel privilegio così sublime, benedico l’augusta Trinità e ti prego di ottenermi la grazia della sapienza celeste, di essere umile e fervente discepolo di Gesù, figlio devoto della Chiesa, colonna di verità. Fa’ risplendere sui confini più lontani del mondo la luce del Vangelo, sconfiggi gli errori, raduna attorno alla cattedra di Pietro tutti gli uomini. Illumina i dottori, i predicatori, gli scrittori, o Madre del buon Consiglio, o sede della Sapienza, o Regina dei santi.

Regina degli Apostoli, prega per noi.

2. O Maria, Regina degli angeli tutti, piena di grazia, concepita senza macchia, benedetta fra le creature, tabernacolo vivente di Dio, ricorda il doloroso e solenne istante in cui il moribondo Gesù dalla croce ti donò per figlio Giovanni, e in lui tutti gli uomini e specialmente tutti gli apostoli. Quale tenerissima carità inondò in quel momento il tuo cuore per le anime consacrate all’apostolato, alla sequela della croce, all’amore di Gesù. Per i dolori ineffabili tuoi e del tuo divin Figlio, per il tuo cuore di Madre, o Maria, accresci la gloriosa schiera degli apostoli, dei missionari, dei sacerdoti, delle vergini. Risplenda in questa schiera la santità della vita, l’integrità dei costumi, la solida pietà, l’umiltà più profonda, la fede più ferma, la carità più ardente. Siano tutti santi, sale purificante della terra e luce del mondo.

Regina degli Apostoli, prega per noi.

3. O Vergine candidissima, augusta regina dei Martiri, stella del mattino, sicuro rifugio dei peccatori, rallegrati per i giorni in cui sedesti Maestra, conforto e Madre degli Apostoli nel cenacolo, per invocare ed accogliere il divin Paraclito, lo Spirito coi sette doni, Amore del Padre e del Figlio, rinnovatore degli apostoli. Per la tua stessa onnipotenza supplichevole, per quelle tue umili ed irresistibili preghiere che commuovono sempre il cuore di Dio, ottienimi la grazia di comprendere il valore delle anime, che Gesù Cristo riscattò dall’inferno col suo preziosissimo sangue. Possa ognuno di noi entusiasmarsi per la bellezza dell’apostolato cristiano; la carità di Cristo ci sospinga, ci commuovano le miserie spirituali della povera umanità. Fa’ che sentiamo nel nostro cuore i bisogni della fanciullezza, della gioventù, della virilità, della vecchiaia; che la grande Africa, l’immensa Asia, la promettente Oceania, la travagliata Europa, le due Americhe esercitino un fascino potente sulle nostre anime; che l’apostolato dell’esempio e della parola, della preghiera e della stampa, del cinema, della radio e della televisione, delle anime purganti, conquisti tanti cuori generosi, fino ai più penosi sacrifici; o Madre della Chiesa, o Regina degli Apostoli, o avvocata nostra, a te sospiriamo, gementi in questa valle di lacrime.

Regina degli Apostoli, prega per noi.

4. O nostra tenera Madre Maria, porta del cielo, sorgente di pace e di letizia, aiuto dei cristiani, fiducia dei moribondi e speranza anche dei disperati, io penso al momento fortunato per te in cui lasciasti la terra per volare fra le braccia benedette di Gesù. Fu la predilezione onnipotente di Dio che bella e immortale ti assunse al cielo. Ti vedo esaltata sopra gli angeli e i santi, i confessori e i vergini, gli apostoli e i martiri, i profeti e i patriarchi, e anch’io dal fango delle mie colpe oso unire la voce di un colpevole indegno, ma pentito, per lodarti e benedirti. O Maria, convertimi una buona volta. Dammi una vita penitente, perché possa avere una morte santa e possa un giorno confondere con quella dei santi la mia voce e lodarti in paradiso. Io mi consacro a te e per te a Gesù; rinnovo qui consapevole e alla presenza di tutta la corte celeste, le promesse fatte nel santo battesimo. Ripeto il proposito, che depongo nel tuo cuore, di lottare contro il mio amor proprio e far guerra senza tregua al mio difetto principale, che tante volte mi ha gettato nella colpa. O Maria, procurati la gloria più bella, cambia un gran peccatore in un gran santo, o rifugio dei peccatori, o stella del mattino, o consolatrice degli afflitti.

Regina degli Apostoli, prega per noi.

5. O Maria, stella del mare, mia dolce sovrana, nostra vita e regina della pace, quanto fu grande e quanto dolce il giorno in cui l’augusta Trinità ti incoronò regina del cielo e della terra, dispensiera di tutte le grazie, Madre nostra amabilissima: quale trionfo per te! quale felicità per gli angeli, per i santi, per la terra, per il purgatorio! Lo so, o Maria, chi ti ama sarà salvo e chi ti ama tanto sarà santo e parteciperà un giorno al tuo trionfo in cielo. Io non dubito della tua clemenza, né della tua potenza, temo la mia incostanza nel pregarti. Ottienimi la perseveranza, o Maria; sii la mia salvezza. Sento le mie passioni, il demonio, il mondo.

O Maria, tienimi stretto a te ed al tuo Gesù! Non lasciarmi cadere, non ti allontanare un istante, o Madre. È dolce rivolgere a te il primo sguardo al mattino, camminare sotto il tuo manto nel giorno, addormentarmi sotto il tuo sguardo la sera. Tu hai sorrisi per i fanciulli innocenti, robustezza per la gioventù che lotta, luce per la virilità che lavora, conforto per la vecchiaia che attende il cielo. O Maria, a te consacro la vita intera, prega per me adesso e nell’estrema lotta sul letto di morte. Accogli l’anima mia quando sarà spirata e non lasciarmi che quando io potrò prostrarmi al tuo trono in cielo, per amarti tutta l’eternità. Maria, mia regina, mia avvocata, mia dolcezza, ottienimi la santa perseveranza.

Regina degli Apostoli, prega per noi.

ATTO DI CONSACRAZIONE A MARIA SS.MA

Io sono tutto tuo, e tutto quanto posseggo te lo offro,
amabile mio Gesù, per mezzo di Maria, tua santissima Madre.

Tutta l’esistenza di Don Alberione fu una trama intessuta di azione apostolica e di preghiera, secondo il motto benedettino che gli era familiare, e che tradusse come norma per i suoi: «L’orazione prima di tutto, sopra tutto, vita di tutto» (CISP 97). E come Gesù, ai Dodici che lo supplicavano di insegnare loro a pregare, propose la formula del “Padre nostro”, così Don Alberione – vivendo intensamente egli stesso la preghiera – la insegnò ai suoi, tramite formule ritenute veicoli concreti di uno spirito, “contenitori” di un deposito destinato a durare. Le preghiere che qui riportiamo (tratte da “Le preghiere della Famiglia Paolina”, Roma 1998) sono un piccolo campione delle formule esprimenti la sua fede in Dio, la sua devozione alle persone di Cristo, di Maria, di San Paolo, e lo spirito che egli intendeva trasfondere.

Preghiere tratte dal Libro delle preghiere della Famiglia Paolina

 

 

Due donne una missione

Due donne, una missione
Domenico Soliman, SSP  23 Luglio 2019  /  Creato: 23 Luglio 2019

Antonietta Guadalupi. Fernanda Maria da Costa Simões Annunziatine

Tra qualche giorno, ovvero il prossimo 30 luglio, ricorrono 18 anni dalla morte dell’Annunziatina Antonietta Guadalupi. Nella Famiglia Paolina non tutti ancora la conoscono ma la sua vita è stata davvero interessante. Nata a Brindisi (Italia) nel 1947, diventa infermiera professionale, dando vita alla prima struttura di accoglienza e assistenza dei malati e dei parenti presso l’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, una vera novità in quegli anni. Ha aiutato molte famiglie ad affrontare la malattia, a scoprire o riscoprire un cammino di fede… Il suo modo di accogliere le persone e di accompagnarle, il modo di aver cura di loro, insieme alla sua fama di santità dopo la morte sono tutti elementi che hanno motivato il vescovo di Brindisi a iniziare ufficialmente, con molta probabilità nel prossimo autunno, il processo di canonizzazione nella fase diocesana. Una donna che ha vissuto la comunicazione come carisma perché il suo modo di creare relazioni con tutti apparteneva a quella “cultura dell’incontro” così cara alla Famiglia Paolina.

In questa occasione vale la pena ricordare anche una seconda Annunziatina. Parliamo di Fernanda Maria da Costa Simões, portoghese, nata nel 1924 e morta nel 1973. Anche Fernanda è poco conosciuta e non è in atto nessun processo di canonizzazione, ma un piccolo libro, La grande opzione di una giovane moderna, riporta i tratti più significativi di questa apostola paolina, lei che ha intuito quanto il film poteva essere di aiuto nella catechesi e nella formazione cristiana. Questa intuizione l’ha concretizzata nel suo contesto parrocchiale, con slancio, proponendo e riproponendo nei suoi incontri storie edificanti raccontate per immagini… Una donna che ha lasciato una traccia di bene tra la sua gente, testimonianza di amore semplice e concreto, sempre dal colore paolino.

Queste due donne ben diverse per provenienza e per contesto apostolico portano in loro il medesimo germe di vita. Per capire il segreto della loro vita dobbiamo attingere all’esperienza del giovane sedicenne Giacomo Alberione, quando nella famosa notte, sentì di fare qualcosa per gli uomini del nuovo secolo. Questa luce o questa esperienza spirituale di Dio è divenuta il centro propulsore per tutto il bene che dal 1914 si è concretizzato nella vita paolina.

Ad Antonietta e a Fernanda dobbiamo associare tanti Paolini e Paoline che hanno vissuto con amore e creatività lo slancio apostolico di san Paolo. Sono esempi non chiusi nel passato ma testimonianze che ci aiutano a dar concretezza al nostro oggi apostolico. Anche noi come loro viviamo difficoltà e opportunità… ma il medesimo Spirito suggerisce quella creatività apostolica che è il nostro modo di “fare qualcosa” per gli altri nella moderna cultura della comunicazione.

Dal medesimo punto di vista dobbiamo leggere la vita e l’operato dei nostri Beati Giacomo e Timoteo, dei venerabili Tecla, Scolastica, Maggiorno, Andrea, Francesco e i venerabili coniugi Bernardini (Cooperatori Paolini). Invocarli, chiedere un aiuto, una grazia o una guarigione a Dio tramite la loro intercessione è ciò che attendono ancora oggi da noi, poiché tutta la loro vita è stata un «servire la Chiesa, gli uomini del nuovo secolo e operare con altri» (AD, 20).

Don Domenico Soliman è il Postulatore generale della Famiglia Paolina

da: paulus.net

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Stato Privilegiato

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Stato privilegiato dell’Annunziatina

Ogni giorno nella Messa ricordo le Annunziatine e ringrazio il Signore per tutte le particolari elargizioni di grazie che ha fatto loro, perché lo stato delle Annunziatine è veramente uno stato di privilegio, di grazia di Dio. Il Signore, infatti, chiama le Annunziatine a vivere unicamente per Lui, per l’eternità e a lavorare per la salvezza delle anime. Così esse hanno due grazie: quella di una santificazione maggiore e, in cielo, avranno una corona d’anime da loro aiutate, da loro salvate, da loro illuminate, da loro confortate, da loro portate a Dio. Ecco, una vita che si rassomiglia a quella di Maria, una vita spesa per Dio, in ordine sempre alla salvezza e alla santificazione, e una vita spesa per le anime, per il prossimo. Il Signore quando destina un’anima allo stato particolare di consacrazione a Lui e di apostolato, prepara quest’anima dal momento della creazione. Dal momento della creazione, il Signore infonde maggiori qualità, maggiore intelligenza, maggiori tendenze sempre più forti al bene; infonde poi nel battesimo uno spirito di fede più profondo. Quando eravamo bambini appena nati non sapevamo che cosa fosse meglio per noi, non ci pensavamo; ma il Signore ci ha amato dall’eternità e ci ha amato particolarmente nella creazione, nel battesimo e nei sacramenti successivi. Nel battesimo ha incluso un’inclinazione alla fede, un’inclinazione più forte alla speranza cristiana, all’amore di Dio; ha infuso maggiore grazia, perché il Signore come non fa due facce perfettamente uguali (non ci sono due facce di persone perfettamente uguali, in qualche cosa si distinguono sempre), così non vi sono due anime perfetta mente uguali. Vi è una schiera d’anime chiamate alla vita comune, alla vita cristiana, e vi è una schiera minore chiamata alla consacrazione, a vivere per Dio, per Dio solo senza divisioni, e, nello stesso tempo, chiamate a collaborare alla salvezza delle anime. Si dice spesso, ad esempio, che la castità importi mortificazioni. Il cuore può essere un po’ troppo depresso e alcuni credono che sia un cuore sterile e isolato. No, la castità è pienamente feconda e cioè non Si ama una persona soltanto, non si crea una famiglia. Vi sono persone che nell’apostolato producono schiere d’anime a cui comunicano la vita eterna in tante maniere: per mezzo dell’istruzione cristiana dei catechismi, per mezzo della formazione cristiana, per mezzo della preghiera, dei sacrifici. Sì, è una scelta fatta non per un piccolo gruppo di anime, ma per avere, secondo il corpo mistico della Chiesa, una quantità di anime. Allora si diventa madri di tante anime. È una maternità nuova, superiore, immensamente superiore a quella naturale. Primo perché è spirituale; poi perché arriva a una quantità di anime molto più numerose, in generale. Gesù ha dato la vita per le anime e coloro che vogliono imitare Gesù devono sacrificarsi anch’esse per le anime. Allora c’è la rassomiglianza con Gesù: fate il mio cuore simile al vostro. Quindi è uno stato di privilegio. Se noi pensiamo a questo cerchiamo di comprenderlo sempre maggiormente. Perché è uno stato di privilegio? È stato di privilegio perché si tratta di una vita pienamente consacrata al Signore. Ecco, le Annunziatine sono chiamate a fare i tre voti. Che cosa dobbiamo dare a Dio? Dobbiamo dare a Dio tutto quello che Lui desidera, dobbiamo dargli quello che abbiamo. Ora che cosa abbiamo? Noi possiamo avere i beni esterni che sono il corpo, la salute, gli averi, le sostanze, il denaro, ciò che si possiede, una casa, una villa, o semplicemente un’abitazione comune. Si consacra tutto e si dà a Dio, se ne fa Dio padrone, noi poi ne abbiamo solo l’uso, perché è tutto di Dio. Quella casa, quella camera  dove abito è sacra. Così tutto quello che si usa per vivere, il denaro, il vestito, le spese per l’abitazione, per la vita ordinaria; si usa di cose che sono di Dio. E allora ecco che noi ci troviamo come nella casa di Dio. Dio è il padrone di tutto e noi usiamo quel che Dio ha preparato, quel che Dio ci ha dato. Abbiamo offerto al Signore quello che Egli ci ha dato e ne usiamo. Prima possedevamo; dopo usiamo. Dopo il voto di povertà usiamo quello che è di Dio. Si possiede ancora civilmente? Sicuro; ma in realtà si è fatto padrone Dio, per cui si tratta di un altro dominio, che è superiore a quello che si intende quando si parla in senso ordinario di possedere una casa, una macchina o del denaro; sì, civilmente per quel che riguarda, ad esempio, la terra, resta di nostra proprietà; ma questa proprietà la diamo al Signore e poi noi ne usiamo. Come? Se Dio è padrone, noi domandiamo quasi il permesso a Dio come se gli dicessimo: questo che è tuo posso usarlo così? È gradito a Te ch’io adoperi ciò in questa maniera o in quell’altra? Per far quest’opera, oppure per aiutare qualcuno della famiglia, o per donare alla Chiesa, o per conservare la vita, o per il vestito, per l’abitazione, per il cibo? Fare come Gesù che andava con la scodellina a ricevere la minestra dalla Madonna e se ne cibava. La Madonna era come l’amministratrice della casa. Questo ci mette in una condizione che è chiarita dalla parola che disse il Papa quando vide la casa di san Bernardo, piena di religiosi: « Siamo stati a vedere non degli uomini, ma degli angeli ». Vivono all’ordine di Dio, secondo il suo volere e come sono dotati di una spiritualità superiore. Così, oltre che per i beni materiali, possiamo dare a Dio il corpo, consacrarlo a Lui. Il Signore ha infuso in noi delle energie, ha donato la salute, ha voluto che noi potessimo operare il bene con il corpo, perché, ad esempio, per pregare ci vuole il corpo e l’anima. Finché il corpo è unito all’anima, può fare il bene. 

Beato Alberione

Continua a pag.160 – 20 Stato Privilegiato – MCS

Epifania

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EPIFANIA

Brevi meditazioni per ogni giorno dell’anno vol.II
Venite, cantiamo giulivi al Signore, alziamo gridi di gioia a Dio nostro Salvatore. Presentiamoci a lui con inni di ringraziamento e, salmeggiando, giubiliamo davanti a lui. Perché il Signore è il gran Dio, è il sommo re sopra tutti gli dèi (Salmi 94,1:3

Epifania – Alberione – Brevi meditazioni per ogni giorno dell’anno vol.II

Epifania significa manifestazione. Nel Natale, Gesù Bambino si era mostrato agli Ebrei, rappresentati da Maria, Giuseppe, i Pastori. Ma nell’Epifania si manifesta al gran mondo dei Gentili. E’ il mistero di un Dio invisibile, il cui nome i Gentili dovevano leggere nelle sue opere; e che ora si fa visibile,« il Padre rivela il Figlio ». Il Profeta Isaia scorge in una grandiosa visione la Chiesa, rappresentata da Gerusalemme, alla quale accorrono le Genti. Dice infatti: « Sorgi, sii raggiante, o Gerusalemme: poichè la tua luce è venuta, e la gloria del Signore è spuntata sopra di te, mentre le tenebre si estendono sulla terra e le ombre sui popoli. Ecco che su di te spunta l’aurora del Signore e in te si manifesta la Sua gloria. Alla tua luce cammineranno le genti e i re alla luce della tua aurora. Leva gli occhi e guarda intorno a te: tutti costoro si sono riuniti per venire a te: da lungi verranno i tuoi figli, e le tue figlie da ogni lato sorgeranno. Quando vedrai ciò, sarai raggiante, il tuo cuore si dilaterà e si commuoverà; perchè verso di te affluiranno i tesori del male e ti si porterà i beni delle genti. Tu sarai inondata da una moltitudine di cammelli, di dromedari di Madian e di Efa: verranno tutti i Sabei portando oro ed incenso, e celebrando le lodi del Signore » (Isaia. 60, 1:6).
Ed il Vangelo ci mette innanzi il primo episodio di questo grande avvenimento che si perpetua nei secoli: sono i Magi che vengono guidati da una stella fino al Bambino Gesù.

« Nato Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco dall’Oriente arrivare dei Magi a Gerusalemme, dicendo: Dov’è il nato Re dei Giudei? Chè vedemmo la Sua stella nell’Oriente e siamo venuti per adorarLo. Sentite tali cose, il re Erode si turbò e con lui tutta Gerusalemme. E, adunati tutti i sommi Sacerdoti e gli scribi del popolo, voleva saper da loro dove aveva da nascere il Cristo. Essi gli risposero: In Betlemme di Giuda, perchè così è stato scritto dal Profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra i principi di Giuda: poichè da te uscirà il duce che reggerà il mio popolo d’Israele. Allora Erode, chiamati a sè di nascosto i Magi, s’informò minutamente da loro circa il tempo dell’apparizione della stella e, mandandoli a Betlemme, disse: Andate e fate diligente ricerca del Bambino, e quando L’avrete trovato, fatemelo sapere, affinchè io pure venga ad adorarLo. Quelli, udito il Re, si partirono, ed ecco che la stella già vista in Oriente li precedeva, finchè, arrivata sopra il luogo dove era il Bambino si fermò. Veduta la stella, i Magi gioirono di grandissima gioia, ed entrati nella casa, trovarono il Bambino con Maria Sua Madre; prostratisi, Lo adorarono e, aperti i loro tesori, Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non passare da Erode, per altra strada tornarono al loro paese » (Matteo.2,1:12).

Andiamo anche noi a Gesù, portando l’oro della nostra fede, l’incenso della nostra preghiera, la mirra della nostra mortificazione.
Il Bambino che sta nel presepio è lo stesso Dio che ci ha creati, che ci sostiene, che ci giudicherà, che premierà i buoni. Abbiamo fede. Il Bambino Gesù è il Salvatore, da Lui procede ogni grazia, in Lui vi è salvezza. A Lui chiediamo il perdono delle nostre colpe; a Lui uniamoci nei santi Sacramenti, specialmente nella Comunione; a Lui ricorriamo in ogni bisogno. Il Bambino Gesù è anche uomo; nato per morire e dare la Sua vita in redenzione. Mortifichiamo i nostri sensi, spendiamo la nostra vita nel servirLo e nell’amarLo.

ESAME. – Imitiamo i santi Magi? Quale è la nostra fede, specialmente in Chiesa, innanzi a Gesú? Quale è la nostra preghiera? Parte da cuore puro e retto? Mortifichiamo i nostri sensi?

PROPOSITO. – Nell’ottava dell’Epifania farò frequenti atti di fede e di amore verso Gesú Eucaristico.

PREGHIERA. – “ Riconosciamo nei Magi, che adorano il Bambino Gesù il principio della nostra vocazione e della nostra fede; e celebriamo con cuori pieni di gioia 1’inizio della nostra salvezza; perchè da quel momento si è aperta per noi la via al Regno celeste» (S. Leone Magno). Perciò recitiamo l’oremus della Chiesa: “ O Dio, che oggi hai manifestato ai popoli gentili il Tuo Figlio Unigenito con la guida di una stella, concedi benigno che, dopo averTi conosciuto mediante la fede, possiamo giungere a contemplarTi nello splendore della Tua eterna maestà. Per lo stesso nostro Signore Gesù “.

 Don alberione

EDITORE DI DIO

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L’EDITORE DI DIO DON ALBERIONE
29-12-2015 23:15
RAI TRE

Di Massimo My in onda il 29 dicembre 2015 ore 23.15 su Rai3

Alberione Editore di Dio

Alberione Editore di Dio

Oggi la Chiesa si serve di ogni mezzo di comunicazione per parlare al mondo intero, ma un secolo fa era ben diverso. Le pubblicazioni di informazioni religiosa erano poche le riprese cinematografiche rarissime. È in questo contesto che un giovane prete piemontese matura una convinzione decisamente innovativa: parlare di Dio in modo semplice e attraverso tutti gli strumenti possibili. Si tratta di don Giacomo Alberione che, nel 1914, ha l’intuizione di fondare una tipografia dove far lavorare giovani e donne e dopo un anno di attività nascono le Edizioni Paoline. Al primo successo editoriale, quello del periodico per ragazzi Il Giornalino uscito nel ’23, segue quello ben più rilevante di Famiglia Cristiana, lanciata nel ’31, un settimanale per tutta la famiglia che negli anni Quaranta supera il milione di copie e che è ancora oggi largamente diffuso. Poi don Alberione si interessa al cinema fondando la R.E.F. Romana Editrice Film, e produce decine di film: dal ’39 con Abuna Messias, regia di Goffredo Alessandrini, fino agli anni Settanta, quando realizza in coproduzione con la RAI Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Ma soprattutto pensa a come diffondere il cinema, tutto il cinema, fra la gente. Nascono così le sale cinematografiche parrocchiali che tanto hanno contribuito alla crescita culturale degli italiani. Il pieno riconoscimento dell’operato di don Alberione arriva con Papa Paolo VI, che gli conferisce l’onorificenza della Croce pro Ecclesia et Pontefice due anni prima della sua morte, avvenuta nel ’71.
Nel 2003 Giovanni Paolo II lo dichiara Beato.
Nella puntata gli interventi di Paolo Mieli.

Video – su Rai Tre

Convegno su Alberione

Convegno su Alberione

Beato Alberione

Beato Alberione

Un «Convegno di studio su don Alberione “Fondatore”»Scritto da Don Carlo Cibien, SSP on 03 Ottobre 2014. Postato in Incontri-Seminari

Tra le moltissime attività che sono state organizzate per celebrare l’anno centenario della nascita della Famiglia Paolina, la Società San Paolo organizza un Convegno di studio su don Alberione “Fondatore”. Lo si terrà ad Ariccia, presso la Casa “Divin Maestro”, nei giorni 23-25 novembre 2014.

Perché un “convegno di studio”?

Più ci si accosta con attenzione al pensiero di don Alberione, e più ci si rende conto di quanto esso sia profondo e inesplorato e della sua forza innovativa. Un esempio. Quando il futuro Giovanni Paolo II aveva appena sei anni, don Giacomo Alberione proponeva ai Paolini un progetto di «nuova, lunga e profonda evangelizzazione…» (San Paolo, agosto 1926, p. 3). Se si esaminano i tre aggettivi (nuova, lunga, profonda) che egli utilizza, se ne può far derivare un programma serio di evangelizzazione che coglie e supera quei due livelli indicati dal recentissimo documento della CEI, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia: «Si tratta di un concetto complesso che presenta due sfumature: l’evangelizzazione in quanto orizzonte dell’azione della Chiesa e l’evangelizzazione in quanto processo» (n. 19).

Onestamente dobbiamo riconoscere che il progetto apostolico alberioniano affidato alla Famiglia Paolina è tutt’altro che esaurito. Il Convegno di studio su don Alberione “Fondatore”, pur con tutti limiti di un Convegno, si pone come proposta di approfondimento del pensiero e dell’attività di don Alberione inteso come “Fondatore” della Famiglia Paolina e lo fa con un’attenzione speciale anche se non esclusiva alla Società San Paolo di cui nel 2014 si celebra il centenario di fondazione. Nulla vieta che un discorso analogo possa essere continuato dagli altri “rami” del grande albero paolino, colmando anche le inevitabili lacune e svelando nuovi orizzonti.

Come si articola il Convegno

Il programma del Convegno si apre con la riflessione di don Carlo Molari, decano dei teologi italiani e membro dell’Istituto Gesù Sacerdote. Mente lucidissima, a lui abbiamo chiesto di aiutarci a capire il valore di un centenario per una realtà ecclesiale in divenire come la nostra. Non si tratta certo di autocelebrarsi o auto commiserarsi, ma di “fare memoria” per aprirsi al futuro, continuando nel nostro oggi l’azione che il Fondatore intraprese nel suo oggi.

Ricevuto il “la”, il Convegno può partire con due introduzioni di carattere storico: la prima sullo sviluppo iconologico della pietà paolina, affidata a Sr Micaela Monetti, pddm; e la seconda, a due voci (Prof. Maggi e don Giovannini, ssp) sulla situazione culturale e religiosa con la quale don Alberione è entrato in dialogo; analisi che dovrebbe porre i termini per un’eventuale raffronto e attualizzazione, costituendo la seguente equivalenza: don Alberione sta al suo tempo, come noi stiamo al nostro tempo, cos’ha fatto lui e cosa possiamo fare noi.

Lo sviluppo successivo del Convegno si sofferma su alcuni temi che abbiamo creduto opportuno sottoporre ad uno studio attento. E qui è nato un dubbio: affidarci a studiosi “di grido”, con il rischio di una lettura affrettata e superficiale del pensiero del Fondatore? Alcune tesi discusse recentemente hanno messo in evidenza quanto l’impreparazione specifica dei relatori abbia inibito la ricerca dello studente su temi “paolini”. Il confronto con esperti in materia ci ha spinto a orientare la scelta su studiosi “paolini” con una reale e approfondita conoscenza del pensiero del Fondatore e in possesso del bagaglio metodologico necessario.

Tra i temi scelti: don Alberione biblista, teologo, mistico, fondatore di una “famiglia” religiosa.

È inevitabile che lo “studio” di don Alberione ci spinga alla ricerca delle sfide che dalla sua vita derivano a noi. Una di queste è il superamento del salto tra generazioni. A questo tema si è dedicata una tavola rotonda intitolata «Dialogo tra l’Antico e il Nuovo» nella quale si metteranno a confronto l’esperienze di paolini e paoline giovani e anziani.

Ma la sfida più attuale è affrontata nella relazione conclusiva, quella che avrà per tema: Don Alberione all’epoca del linguaggio “digitale”. In essa si cercherà di riconiugare e attualizzare la vocazione alla “docenza” che caratterizza il carisma paolino.

Al Convegno saranno presenti il Governo generale della Società San Paolo con i Superiori di Circoscrizione e i rispettivi invitati e – fino ad esaurimento dei posti – tutti coloro della Famiglia Paolina che sono interessati ad approfondire il pensiero del Fondatore.

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Presentazione di Gesù al Tempio

Ora io mi rallegro di quel che patisco per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola. Col. 1,24-25

Presentazione di Gesù al Tempio

1. Un santo vegliardo di nome Simeone si trovò presente quando Maria presentò il Bambino al Tempio. Era uomo giusto e pio ed aspettava, con vivo desiderio, la consolazione (il Messia) d’Israele. Lo Spirito Santo era in lui: e gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo. In quel giorno si sentì mosso da impulso interiore e andò al Tempio. Là Maria gli pose tra le braccia il divin Pargoletto. Simeone Lo contemplò, riconobbe il Messia e con grande riconoscenza esclamo:
” Ora chiama pure il Tuo servo, o Signore, poichè i miei occhi hanno veduto il Salvatore del mondo, da Te mandato a tutti i popoli, lume e rivelazione alle genti, e gloria d’Israele “.

2. L’Ammirazione e la gloria inondarono l’anima di Maria, ma ecco che il santo vecchio è ancora illuminato a scoprire il futuro, e parlando a Maria dice: ” Questo bambino sarà la rovina e salvezza di molti in Israele; sarà come un segno di contraddizione; ed anche a te, Maria, una spada di dolore ti trapasserà l’anima… “.  A Simeone fece eco la Profetessa Anna, donna pia e assidua al tempio: parlava di questo Bambino ” a quanti aspettavano la redenzione di Israele “.
Ecco che l’offerta del Bambino al Signore era accettata. Gesù veniva per la Redenzione. Vuol dire che tutte le profezie riguardanti la passione, l’agonia, il tradimento, i flagelli, la condanna, la crocifissione, la penosa morte predetta, si riferivano a questo Bambino. E la Madre avrebbe condiviso le pene perchè Corredentrice; e queste pene sarebbero state tanto grandi quanto questa Madre amava il suo Figlio e Dio.

3. Chi vuol rassomigliare a Maria condivida, come lei, le pene di Gesù. Non vi è amore senza dolore. Non vi è santità senza mortificazione. Non vi è redenzione senza sangue. Dio gradisce tanto le lecrime spremute dal dolore e la quotidiana croce portata dietro a Gesù insieme a Maria.

Proposito. – Meglio essere mite e paziente che temuto e forte.

Beato Alberione da: Brevi meditaz.per ogni giorno dell’anno. Vol.1