Don Gino Valeretto

GIORNATA DI RITIRO

“La Famiglia Paolina ha una sola spiritualità: vivere integralmente il Vangelo; vivere nel Divin Maestro in quanto Egli è Via,Verità e Vita; viverlo come lo ha compreso il suo discepolo San Paolo”  Beato Alberione

All’inizio della Lettera agli Ebrei si legge che “Dio, che anticamente aveva parlato più volte e in diverse maniere ai Padri per mezzo dei Profeti, in questi ultimi tempi ha parlato anche a noi per mezzo del Figlio ……”
(Lettera agli Ebrei, Prologo, Ebrei 1-1:4)
II Signore dunque ci parla, sia direttamente che indirettamente, ma l’uomo fa spesso fatica ad ascoltare perché è disattento, e il più delle volte è distratto da tante cose inutili. Bisogna curare la vita interiore ed imparare a comprendere il linguaggio di Dio, il quale ci parla in continuazione sia direttamente (nell’intimo del nostro cuore) sia indirettamente, attraverso le situazioni della vita che non sono quasi mai casuali.
Esiste, poi, anche il “silenzio di Dio”, quando ci sembra che egli non si faccia sentire; ma questo in genere lo sperimentano quelli che sono molto avanti nel cammino spirituale. Talvolta noi pensiamo che il Signore non ci ascolti, perché non riusciamo a recepire la sua risposta; ma è anche vero che, in più di un caso, non ricordiamo neppure esattamente cosa gli abbiamo chiesto; abbiamo fatto delle domande confuse e non riusciamo a recepire la risposta.
E’ necessario perciò non soltanto saper fare silenzio dentro di noi, per ascoltare Lui, ma dobbiamo imparare anche a fargli le domande nei termini esatti, così forse ci sarà più facile comprendere le sue risposte. Chiediamoci: come mai ci accorgiamo di alcune cose e di altre no? Perché alcune cose le vediamo, le cerchiamo, e altre no? Certamente tutto dipende dal nostro interesse; ma è anche vero che a volte ci lasciamo confondere dalle cose futili e perdiamo di vista quelle essenziali. In un manuale degli anni sessanta v’era un bellissimo titolo, che adesso non va più di moda: “Vita interiore semplificata”. E’un titolo che di per sè non vuole significare una cosa ridotta, ma mette in evidenza l’importanza di essere persone semplici e di concentrare il proprio interesse su ciò che è veramente importante.
Se si impara questo, tutte le altre cose vengono di conseguenza. Impariamo perciò ad essere persone semplici e concentriamo la nostra attenzione su ciò che è davvero importante. Su alcuni tratti biografici del Fondatore si legge che, quando egli iniziò la prima piccola tipografia nel 1917, la quale andò distrutta in un incendio, un Parroco gli si avvicinò per esprimere solidarietà al suo dolore riguardo a quel triste evento.
E Don Alberione, con aria tranquilla rispose: “è meno grave di un peccato mortale!”. Saremmo noi capaci di reagire allo stesso modo? Che cosa è importante nella nostra vita? Ci affanniamo spesso alla ricerca delle cose migliori, che magari sono anche inutili. Quando si vuole troppo non si ottiene nulla.
Bisogna perciò essere semplici ed andare all’essenziale, come ha fatto il nostro Fondatore. Ora chiediamoci: Che cosa è meglio, recitare il Breviario o dire il Rosario? Davvero il Rosario non è una preghiera liturgica? A scuola ci insegnavano che per avere una preghiera liturgica bisognava che vi fosse una comunità che prega insieme al suo Pastore. Dunque, con riferimento a questa definizione, che cos’è più liturgico: una comunità che prega il Rosario con il Parroco o il Parroco che si recita il Breviario da solo? Ancora: quando si parla di preghiera liturgica si intende un tipo di preghiera ufficiale, regolamentata. Allora, la Messa è una preghiera liturgica? Si, La Messa è “la preghiera liturgica”.
Ma torniamo alla nostra domanda: è preferibile recitare il Rosario o il Breviario? Fino al Concilio Vaticano II, secondo le indicazioni del nostro Fondatore, nella Famiglia Paolina si dedicava l’ultima parte della Visita alla recita del S. Rosario. Ora invece, in genere, l’ultima parte della Visita non è dedicata al Rosario ma ai Vespri. E’ la stessa cosa aver sostituito il Rosario con i Vespri? No, non è la stessa cosa. Infatti, nel criterio della Visita paolina, nell’adorazione, l’ultima parte era rappresentata dal momento di lode e di preghiera, e questo c’è anche nei Vespri. Ma i Vespri, come tutte le preghiere liturgiche, hanno tanti altri elementi (v’è l’elemento di meditazione, perché c’è il momento della Parola; v’è l’elemento dell’esame e l’elemento di gloria).
Per questo non è sbagliato aver sostituito il Rosario con i Vespri, ma non è la stessa cosa. D’altra parte, i Vespri non nascono per essere inseriti all’interno di quello che è classificato come “pio esercizio”, come è l’adorazione liturgica. L’esercizio della preghiera ha un suo ritmo che va rispettato, ed anche i Vespri hanno il loro. II Vangelo non è tanto importante conoscerlo, ma è molto importante viverlo. La vita di un religioso, ma soprattutto quella di un paolino, deve “rispecchiare la vita di Cristo”, in modo che ciascuno possa dire con San Paolo a tutte le anime che incontra “Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo”.
La nostra formazione deve tendere a farci divenire “Cristo presente nel mondo”. Se noi il Vangelo lo leggiamo soltanto non ci serve a molto. La Verità non basta conoscerla ma bisogna assimilarla e viverla, perché produca frutti in noi e, attraverso di noi, nelle persone che incontriamo. Non è sufficiente perciò la Parola, se ad essa non corrisponde una vita liturgica vissuta. Avendo stabilito che recitare il Breviario o il Rosario non è la stessa cosa, chiediamoci ancora: Perché viene tanto spesso raccomandato ai fedeli, soprattutto in passato, il Rosario e non altrettanto il Breviario? La liturgia delle Ore è la preghiera dell’assemblea, che anticamente veniva recitata dai monaci in coro, ma prima del Concilio di Trento essa non era molto diffusa.
Ancora: perché si prega con i Salmi? II cristianesimo nasce dagli ebrei, i quali pregavano con i Salmi. Ne consegue che anche Gesù ha pregato con i Salmi. Ma cosa abbiamo aggiunto noi rispetto ai Salmi recitati da Gesù? II “Padre Nostro”, che è più importante degli stessi Salmi perché è la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato per rivolgerci al Padre. E come si fa a capire se una preghiera è principale o secondaria? Tutte le preghiere dove c’è il “Padre Nostro” sono preghiere principali.
Quindi in primo luogo la Messa, dopo i Vespri. Che il Padre Nostro ce lo abbia insegnato Gesù è fuori discussione, anche se vi è una piccola differenza con quello che noi usiamo recitare giornalmente. Questa differenza si rileva anche nel Vangelo: infatti, in Matteo questa preghiera inizia con “Padre Nostro”, mentre nel Vangelo di Luca inizia soltanto con “Padre”. Questa è la differenza. Gesù dice “Padre” e noi, insieme a Lui, diciamo “Padre Nostro”. Con il Padre nostro, infatti, non preghiamo mai da soli ma preghiamo insieme a Gesù il Padre. E quando recitiamo I’Ave Maria possiamo egualmente pregare insieme a Gesù?
L’Ave Maria è fatta di due parti: la prima mette in evidenza l’annuncio dell’Angelo, il quale è stato inviato dalla SS.ma Trinità (non basta dire soltanto da Dio, perché qui c’è tutta la dinamica trinitaria nella quale noi siamo coinvolti. Infatti dalla Trinità esce Dio, che si rivolge all’umanità per mezzo dello Spirito e si lascia accogliere come Verbo incarnato). Possiamo però dire che anche quando recitiamo la seconda parte dell’Ave Maria, nella quale diciamo “prega per noi peccatori”, possiamo pregare con Gesù, il quale, se nella sua realtà di Uomo-Dio è esente da ogni peccato, in qualità di Dio-Uomo Egli si è assunto i nostri peccati per poterli distruggere. Qual è dunque la differenza tra Rosario e Breviario? II Rosario si rivolge direttamente a Maria e per Maria, nella sua qualità di mediatrice, a Cristo e a Dio. Con il Breviario invece ci si rivolge direttamente a Dio Padre, essendo esso preghiera liturgica rivolta al Padre.
E questa è la differenza tra Rosario e Breviario. E allora perché ci rivolgiamo a Maria? Se Dio non fosse venuto in mezzo a noi, che idea si sarebbe potuto fare di Lui l’uomo, se non quella di un idolo frutto di fantasia? Ma l’incarnazione è stata possibile per mezzo di Maria la quale, accogliendo l’invito dell’Angelo e pronunciando il suo “SI”, diventa cooperatrice nel piano di salvezza. E da quel momento Ella è cooperatrice sempre, anche perché Maria è l’unica creatura senza peccato, quindi è perfetta secondo il piano di Dio. Impariamo perciò a guardare sempre all’essenziale, a vivere come persone semplici e a pregare sempre in unione con Gesù, anche quando ci rivolgiamo a Maria.

Don Gino Valeretto SSP

(Ritiro trovato sul sito: Angelbel  giugno 2006)