ICONOGRAFIA PAOLINA a cura di Giovanni Serra, ssp
REGINA DAL FASCINO ORIENTALE
Presso la sede centrale dell’Istituto Maria Santissima Annunziata di Roma è venerata l’icona di Maria Regina degli Apostoli e degli Apostolati.
Da molti anni la passione per l’iconografia orientale ha invaso anche il mondo occidentale e non soltanto per gli aspetti estetici, quanto e soprattutto per la teologia che presiede alla scrittura delle icone. La stessa passione ha animato anche alcuni paolini e paoline che si sono cimentati nel proporre alla venerazione modelli classici dell’iconografia bizantina riletti alla luce della nostra spiritualità. Non stupisce allora il fatto che nella Cappella della sede centrale dell’Istituto Maria Santissima Annunziata a Roma si trovi l’icona della Regina degli Apostoli in forma di Kyriotissa, realizzata da Don Vittorio Stesuri della Società San Paolo. Direttamente a lui abbiamo chiesto di narrare il percorso di realizzazione.
LA TRIONFALE KYORITISSA
“L’icona è stata commissionata una quindicina di anni fa. È frutto di una serie di studi iconografici, anche se non ha la pretesa di essere stilisticamente perfetta nella tecnica come quelle realizzate da Sr Pacis Huh, Pia Discepola molto apprezzata nel campo iconografico italiano ed estero. In essa sono riscontrabili 3 elementi fondamentali: l’Annunciazione – raffigurata nel bordo superiore dell’icona in due tondi posti ai lati (primo realizzarsi dell’evento salvifico che il nostro fondatore volle fatto essere titolare dell’Istituto di consacrate laiche paoline) – la Regalità e Maternità di Maria (raffigurata al centro incoronata dagli angeli e venerato dai SS. Pietro e Paolo ) e la sua Missione (nell’atto di offrire Cristo agli astanti fruitori). Perciò l’icona vuol essere un’interpretazione della raffigurazione mariana consegnataci dal fondatore della Famiglia Paolina, “scritta” seguendo alcuni dei canoni che ci giungono dall’Oriente cristiano, attraverso l’utilizzo di terre e pigmenti naturali, missione all’uovo ed uso di foglio in oro e argento.
La Regina è qui raffigurata come Colei che sta sul trono col Figlio, nell’atto di mostrarlo e donarlo al mondo. È una citazione splicita dell’icona della Madonna Kyriotissa, “assisa in trono” che porta il Signore. E’ quindi il tipico modulo iconografico di tipo “trionfale” che si impose dopo il Concilio di Efeso (431) che riconobbe la maternità divina di Maria, e che si diffuse all’epoca di Giustiniano I, da Costantinopoli a Ravenna. Maria, la theotokos, era venerata come “trono della Sapienza” e per questo veniva rappresentata simile ad una imperatrice bizantina, seduta su un cuscino rosso imperiale posto sul trono decorato di perle e pietre preziose. Nel caso nostro, tuttavia, stà in piedi dinanzi al trono, non seduta, proprio perché la Regina è sempre “pronta” per porgere il Maestro di Sapienza al mondo, esprimendo nel suo gesto il non voler trattenere per sé il Figlio ma il donarlo, come ci ha detto Don Alberione. La solennità regale dell’immagine è data dalla staticità frontale d i Madre e Figlio. La Madonna veste un maphorion blu scuro e pantofole regali. Nelle tonalità del blu delle vesti mariane si ripropongono i toni di blu, bianco e grigio che ritroviamo nella nostra tradizionale immagine del 1935 opera del M°. Conti. Perla raffigurazione del Bambino in forma di “imperatore–si ritorna invece ai canoni bizantini: pur mantenendo la tunica, qui egli è rivestito anche dal mantello o himation. Emergono nelle sue vesti i colori oro e rosso porpora, a ridondanza del suo essere vero Dio e vero uomo. II Bambino con la mano destra è nell’atto della dizione, proprio del maestro che insegna, mentre nell’altra stringe il rotolo della Parola. Segno di Lui, Verbo incarnato, ma anche Maestro discente che è monito di richiamo all’evangelizzazione.
MARIA E IL VERBO INCARNATO
Il Primo Maestro sosteneva che dobbiamo dare al mondo, diffondendo la Parola, il Verbo “incartato” così come Maria ha dato il Verbo “incarnato”.
Ecco perché sulla stessa linea della mano sinistra del Bambino è raffigurato San Pietro che in atto di riverenza stringe il cartiglio e le doppie chiavi simboli del mandato ricevuto da Cristo a capo della Chiesa Apostolica. Dalla parte opposta, nella quale il Bambino tiene in mano il rotolo della Parola, sta l’Apostolo Paolo che sostiene la Bibbia che emana luce alla base, simbolo del mandato ricevuto per evangelizzare tutte le genti. In sostanza la Regina è posta tra le due “colonne” della Chiesa universale, come Madre della Chiesa, ma pure come fosse nel Cenacolo all’interno del Collegio Apostolico. Per cui alludiamo al Magistero ed alla ministerialità pastorale specifica. È in questa Chiesa che noi agiamo come apostoli secondo lo specifico dono riconosciuto da Essa ed affidato alla Famiglia Paolina. Ci sentiamo evangelizzatori in fedeltà al Magistero Pontificio per quanto riguarda il nostro apostolato, con l’ardore dell’Apostolo che ci spinge a farci “tutto a tutti, per guadagnarne molti a Cristo”. Don Alberione aveva fatto apporre nello stemma paolino proprio quell’intento che ci avrebbe guidato apostolicamente “ut innotescat per Ecclesiam multiformis sapientia Dei”.
L’icona è in questo senso presenza del prototipo e non so lo luogo di memoria. Infatti è un rimando ad una effettiva “presenza” di questa Regina degli Apostoli che cammina con noi, affinchè noi doniamo, come lei, Gesù Maestro Via Verità e Vita all’umanità di oggi. Nell’icona inoltre ci sono due particolari che rafforzano quanto stiamo dicendo. Il primo, ai piedi di Maria. Secondo l’uso devozionale tipico, alcune icone mariane riportano ai piedi della Madre di Dio la chiesa a lei dedicata in segno di affidamento e protezione e invito ad accedere a quel luogo in cui lei è stata dispensatrice di grazie; qui abbiamo raffigurato il Santuario paolino a Lei dedicato voluto dal nostro fondatore quale centro di preghiera per tutte le vocazioni e gli apostolati in Roma e, da lì, sparsi nel mondo. L’altro particolare si trova alla base dell’icona nel bordo inferiore: è il cartiglio con lo scritto Regina Apostolorum che ha al suo centro la croce con gli anagrammi MVVV, Maestro Via Verità e Vita. Nell’insieme compositivo esso fa da contrappeso agli angeli che compaiono nella parte superiore dell’icona, disposti volutamente con lo stesso movimento del cartiglio mentre portano il diadema regale su Maria.
L’ICONA: FINESTRA DELL’ASSOLUTO
A lei dunque ogni onore: l’onore della nostra preghiera e del nostro apostolato. “Don Alberione ci ha lasciato un ricchissimo e mirato florilegio di preghiere mariane e al tempo stesso ha voluto che ogni Istituto Paolino facesse propria una modalità dell’essere di Maria, coi contenuti suoi propri derivanti dalla spiritualità paolina ed espressi nel proprio apostolato. La Regina accoglie il Verbo e lo trasmette a noi, affinché lo portiamo e doniamo coi nostri apostolati. Il cartiglio che chiude la parte inferiore della icona porta al centro Gesù Maestro ed ai lati il nome della Regina: guardando a lei anche noi come Famiglia Paolina portiamo al mondo la conoscenza del Maestro VVV. In quel cartiglio “svolazzante” potremmo vedere tutti i supporti, cartacei (come qui) e non, multimediali ed oltre, consoni alle più avanzate tecnologie oggi utilizzate. Verità portata dagli apostoli e dagli apostolati paolini sostenuti dalla Regina nello spirito di Paolo in unità con la Chiesa di Pietro.
Nell’icona c’è tutto: spirito e apostolato nostro. L’icona come finestra sull’Assoluto lo rende presente nell’oggi, perché l’oggi sia trasformato”.
Parafrasando il Beato Don Alberione si direbbe che l’apostolato non è indirizzato agli uomini di ieri, nè di domani, ma a quelli di oggi e facciamo di ciò un prezioso auspicio per tutti affidandoci alla nostra Regina degli Apostoli.
REGINA_dal_fascino_orientale (pdf)
Riviste Paoline – Cooperatore Paolino N.3-maggio-giugno 2012
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