Nell’epoca contemporanea, in cui le sfide spirituali si intrecciano con i contesti quotidiani, emerge la figura dell’Istituto Santa Maria dell’Annunciazione.  Fondate nel 1958 dal Beato Alberione, le Annunziatine, aggregate alla Società San Paolo incarnano una forma unica di consacrazione laicale, impegnandosi nell’evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione sociale.

Di Edouard Muteba ssp

LA CONSACRAZIONE LAICALE E LA MISSIONE
Intervista a Vittoria Russo, Imsa

La missione delle Annunziatine, radicata nella visione di don Alerione, è centrata sulla diffusione della Parola di Dio, illuminando le menti e i cuori con la luce del Vangelo.
Essendo aggregate alla Società San Paolo, le Annunziatine si identificano come una continuazione della missione di San Paolo, assumendo ruoli e ministeri diversificati ma con un unico obbiettivo di annunciare Cristo con zelo apostolico e materno.
Il nome “Annunziatine” trova ispirazione nell’Annunciazione, evento centrale della fede cristiana che segna l’inizio della redenzione umana.
Come Maria, le Annunziatine sono chiamate a vivere la verginità e la maternità spirituale, accogliendo i bisogni spirituali e materiali dell’umanità con passione e dedizione.
La loro consacrazione laicale si manifesta nella vita quotidiana, influenzando ogni ambito sociale e professionale con la presenza viva di Cristo.
Attraverso gesti, parole e testimonianze di vita, le Annunziatine portano il messaggio evangelico anche nei luoghi più inaspettati, nutrendo la fede e diffondendo la pace nei cuori.
Per scoprire bene la storia e la missione delle Annunziatine, ci lasciamo illuminare con la testimonianza e l’esperienza della dott.ssa Vittoria Russo, 46 anni psicoterapeuta, una delle annunziatine professa perpetua.

1 Come è nata e quale è la missione specifica, e quale è stata l’intuizione alla base della sua fondazione?

L’Istituto Maria SS. Annunziata è stato fondato dal Beato Giacomo Alberione nel 1958. Qualche anno prima Pio XII, con la Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia (1947), aveva dato il  riconoscimento ufficiale alla forma nuova di vita consacrata secolare: “ Questi Istituti gioveranno… per rinnovare cristianamente le famiglie, le professioni, la società civile, con il contatto intimo e quotidiano di una vita perfettamente e totalmente consacrata alla perfezione”.
Il Primo Maestro, che era sempre aperto ai segni dei tempi, si è lasciato ispirare da queste parole e così ha fondato il nostro Istituto  aggregato alla Società San Paolo e approvato, dopo solo due anni, l’8 aprile 1960  dalla Santa Sede, grazie alla quale “coloro che emettono la professione sono dei veri consacrati, pur vivendo nel mondo”. La nostra missione, diceva don Alberione: “portare più che si può, quanto più si può, la Parola di Dio, la parola buona, perché tutto l’Istituto è per illuminare”.
Scrutare i segni dei tempi per “ generare  Cristo Maestro Via, Verità e Vita nel cuore dell’uomo con tutti i mezzi di comunicazione sociale più all’avanguardia. Il nostro campo di azione è molto ampio, e il nostro “convento” è il mondo. Tuttavia il mezzo più efficace che l’Annunziatina dispone è l’annunciare Cristo Gesù a tutti con cuore di madre, il cuore stesso di Maria.

2 – Quale è il senso dell’aggregazione alla Società San Paolo e come influisce sulla sua missione?

Il senso dell’aggregazione alla Società San Paolo è il ricevere nutrimento spirituale e carismatico per annunciare Cristo proprio come avrebbe fatto San Paolo oggi. L’essere aggregate ai Paolini  ci fa essere un prolungamento della loro missione e raggiungere quei luoghi e quei cuori dove il sacerdote o il fratello non ha accesso. Grazie all’aggregazione don Alberione ci voleva unire allo zelo Sacerdotale sottolineando l’importanza di essere famiglia con ruoli e ministeri diversi legati da un unico obbiettivo.

3 – Perché l’appellativo Annunziatine?

Il nome Annunziatine ha una ragione molto profonda: L’Annunciazione, e quindi l’Incarnazione del Figlio di Dio,  è il più grande fatto della storia, perchè allora comincia la nostra redenzione. E’ il più bel nome … Come Maria siamo chiamate a vivere la verginità e la maternità spirituale, a farci carico dei bisogni spirituali e anche materiali delle persone che ci vivono accanto, guardandole con lo sguardo di Maria e Gesù e portare loro tutte le angosce e sofferenze che il mondo vive, spesso sperimentandole in prima persona. Ricordo un periodo in cui ero alla ricerca di un lavoro, e non lo trovavo, soffrivo per questo, ma allo stesso tempo portavo al Signore nella mia preghiera tutte le persone che vivevano la condizione della disoccupazione e precarietà. Perciò tutta la nostra vita, e tutto ciò che il Signore permette che viviamo ci serve per crescere sempre di più in un amore concreto che si fa carne e fonte di trasformazione in Cristo.

4 – Quale è il senso della consacrazione laicale e come si manifesta nella vita quotidiana?

Il senso della consacrazione laicale è portare Cristo in tutti gli ambienti di vita, nelle scuole, nella politica, nelle nostre professioni. Lì dove il sacerdote, la suora non possono arrivare lì ci siamo noi, che non abbiamo un abito, ma che facciamo della nostra vita l’abito che ci distingue. A volte possiamo evangelizzare con la parola, altre volte con uno sguardo, un sorriso o semplicemente esserci con la nostra presenza. Spesso i ragazzi a scuola mi dicono che quando ci sono io in classe, anche se sto in silenzio, si sentono rassicurati e provano una grande pace. Quando mi danno questi feedback mi sorprendo positivamente, e la mia fede cresce sempre più perché so che è Gesù che opera attraverso  di me.

5 – Come viene gestita attualmente la questione anagrafica in riferimento allo statuto?

Attualmente la questione anagrafica in riferimento allo statuto viene gestita conservando il nostro nome e cognome della nascita e il nostro status di donne nubili socialmente e professionalmente impegnate.

6 – Come vengono vissuti oggi il segreto, il silenzio e la riservatezza?

Oggi il segreto, il silenzio e la riservatezza vengono vissuti con discernimento. Ossia dove è necessario, ai fini apostolici, dire chi siamo lo diciamo serenamente. Diversamente operiamo con riservatezza mantenendo il segreto. Per quanto mi riguarda se opero in ambito parrocchiale dico apertamente chi sono, invece nel luogo di lavoro tendo a non dire nulla, ma essere testimone con la mia vita.

da Cooperatore Paolino N.3 Luglio-Agosto.Settembre 2024