60° 8 aprile 2020

60° Anniversario di approvazione pontificia degli Istituti
Maria Ss. Annunziata, San Gabriele Arcangelo, Gesù Sacerdote

Cari Fratelli e Sorelle, nel giorno in cui celebriamo il 60° anniversario di approvazione pontificia degli Istituti aggregati: Maria Ss. Annunziata, San Gabriele Arcangelo e Gesù Sacerdote, giunga a tutti voi, ovunque voi siate, il mio fraterno augurio e la mia preghiera.

Abbiamo scritto una pagina della nostra storia e, come in ogni storia di vita vissuta, ci sono due narrazioni che la compongono, così ci ricorda il nostro Fondatore, don Giacomo Alberione. C’è una narrazione di rendimento di grazie al Signore per tutto quello che ci ha elargito in questi anni, dal momento fondativo degli Istituti fino ad oggi, come completamento della Famiglia Paolina, a beneficio della Chiesa e della Società. C’è anche una narrazione delle nostre fragilità e incorrispondenze e di queste dobbiamo prendere coscienza, chiedere perdono per iniziare un cammino di rinascita.

Purtroppo la pandemia che stiamo vivendo non ci ha permesso di rispettare i tempi per svolgere gli Incontri internazionali programmati per l’America latina, a Buenos Aires, e per i membri di lingua inglese a Manila. Siamo riusciti però a svolgere quello per L’Europa-Congo nel quale hanno partecipato circa 30 membri. La risonanza di questo Incontro, svoltosi a Roma, è stata molto positiva e propositiva e non perdiamo la speranza di poter fare anche gli altri due incontri programmati che per ora sono stati rimandati.

L’esperienza dei nostri Istituti Aggregati, così com’è stata testimoniata nel nostro Incontro di Roma, ci insegna che la storia che scriviamo non è solamente un racconto di eventi uno accanto all’altro, ma è la storia di scelte che vengono fatte in ascolto di quello che Dio vuole da noi oggi e dei bisogni dell’umanità di oggi.

Approfitto per fare a tutti gli auguri di una Santa Pasqua nel Signore risorto. Concludo con un pensiero di Papa Francesco che è adatto al tempo incerto che viviamo, ma che può anche dare senso al percorso che i nostri Istituti si accingono a intraprendere dopo i 60 anni di vita.

«Signore, in questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, “ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».

In Cristo Maestro

Roma, 8 Aprile 2020                                                           Don Vito Fracchiolla

Roma, 24 febbraio 2008
Omelia di Don Silvio Sassi
Superiore Generale della Società San Paolo

L’ambiente nel quale è stata proclamata la Parola di Dio è un’assemblea di cristiani che, a titoli diversi, sono anche membri della Famiglia Paolina, riuniti per rendere grazie a Dio nei 90 anni di fondazione dell’Associazione Cooperatori Paolini e nei 50 anni da quando il beato Giacomo Alberione ha pensato alla fondazione degli Istituti Paolini di vita secolare consacrata.

È da questo contesto celebrativo che vogliamo riflettere sulle letture bibliche di questa terza domenica di Quaresima. La prima lettura (Es 17, 3-7) è un episodio della traversata del deserto: il popolo ebraico mormora contro Mosé perché manca acqua e, da questa situazione che tocca la vita umana nella sua concretezza, sorge un interrogativo di fede: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”. La partenza miracolosa dall’Egitto, i prodigi dell’assistenza divina nel deserto e la guida sempre vittoriosa di Mosé, sembrano aver convinto il popolo che Jahvé è ormai diventato una presenza conosciuta, una provvidenza che non crea sorprese. È maturata nel popolo una fede che sembra esaustiva su Dio; Dio non può in nessun modo essere una novità. Invece Jahvè mostra che la sua provvidenza non è un’abitudine, ma novità sorprendente, capace di far sgorgare acqua da una roccia. Con la necessaria analogia, dobbiamo costatare che lo Spirito di Dio, anche nella storia millenaria della Chiesa, non lascia che Dio diventi una presenza senza novità. Basta osservare come è maturata nei secoli la comprensione che la Chiesa ha di se stessa: da una certezza che pone la gerarchia e il clero come protagonisti essenziali della vita di fede e dell’evangelizzazione, alla convinzione che i laici hanno il loro ruolo indispensabile in ogni aspetto del credere. Anche la storia della vita consacrata è un susseguirsi di novità: una varietà che ha come estremi una perfezione raggiungibile da pochi fuggendo dal mondo fino alla perfezione di laiche e laici che restano nel mondo. Il beato Giacomo Alberione, nella sua attività fondazionale, ha saputo cogliere, come una novità dello Spirito e coinvolgere nel carisma paolino fin dagli inizi, i laici, con la costituzione dei Cooperatori Paolini e, a partire dal 1958, laiche, laici e sacerdoti, appartenenti agli Istituti paolini di vita secolare consacrata.

Tutte le altre Istituzioni della Famiglia Paolina, oggi, mentre ringraziano lo Spirito di Dio per aver compiuto novità nella Chiesa e nel nostro beato Fondatore, esprime gratitudine alle Cooperatrici e ai Cooperatori e ai membri degli Istituti paolini di vita secolare consacrata, sparsi nei 5 continenti, per il bene ricevuto da tutti voi durante i 90 e i 50 anni di esistenza. Solo Dio, che conosce l’immensità delle varie forme della vostra collaborazione, può ricompensarvi con un adeguato amore provvidenziale. Nella seconda lettura (Rm 5, 1-2.5-8) il nostro Padre San Paolo ricorda ai cristiani di ogni tempo che “Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”; per ricambiare tanta premura di Dio, noi battezzati dobbiamo condurre una vita piena di fede, speranza e carità. Coloro che appartengono alla Famiglia Paolina, ognuno con la sua vocazione specifica, si impegnano a vivere il battesimo con la spiritualità paolina: una santificazione che non va a mendicare altri metodi ascetici, ma che assume la cristificazione come programma di vita, avendo come modello San Paolo. Per approfondire la comune spiritualità che caratterizza tutte le Istituzioni della Famiglia Paolina, invito tutte e tutti a programmare con lucidità e completezza, il nostro modo di celebrare il prossimo Anno giubilare Paolino. È espressa volontà del beato Fondatore, che per l’intera Famiglia Paolina, San Paolo non è una “devozione pia”, ma un modo originale di vivere e comunicare l’esperienza di Cristo risorto. Approfondire San Paolo equivale ad approfondire il carisma paolino; imitare San Paolo crea unità tra tutti noi, perché il Primo Maestro ci ha pensati e voluti come “San Paolo oggi vivente, in un corpo sociale” (Vademecum, n. 651).

Mi limito a valorizzare per la nostra assemblea la ricchezza degli insegnamenti contenuti nel Vangelo che narra l’incontro e il dialogo tra Gesù e la donna samaritana (Gv 4, 5-24) richiamando la richiesta di Cristo: “Dammi da bere”. Da queste prime parole inizia una conversazione che permette alla samaritana una scoperta progressiva di Gesù: un viaggiatore sconosciuto, un giudeo, un profeta, forse il messia. Il Vangelo sottolinea che “molti dei samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”; dopo due giorni di permanenza di Gesù nella città, i samaritani esclamano: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo”. La samaritana, dopo la sua conversazione con Cristo, suscita la curiosità dei suoi concittadini presentandolo come una persona speciale; questa testimonianza che stuzzica la curiosità, spinge i samaritani a voler conoscere Gesù di persona e per questo lo invitano a sostare nella loro città e scoprono in lui “il Salvatore del mondo”. Tutte le Istituzioni della Famiglia Paolina hanno in comune la stessa spiritualità paolina come via alla santificazione e, per volontà del Fondatore, partecipano alla stessa evangelizzazione con apostolati complementari. È molto riduttivo definire l’unità della Famiglia Paolina solo richiamando la stessa spiritualità; l’unità è anche nella convergenza dell’evangelizzazione con apostolati diversi, ma complementari. Se è vero che la Famiglia Paolina deve essere “San Paolo oggi vivente, in un corpo sociale”, è bene ricordare che San Paolo è colui che afferma “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20) e, con la stessa forza, “Mi sono fatto tutto a tutti” (1Cor 9,22). Formiamo unità nell’impegno di cristificazione e nella laboriosità diversificata di evangelizzare tutti.

Le 5 Congregazioni, i 4 Istituti Paolini di vita consacrata secolare e l’Associazione Cooperatori Paolini che formano la Famiglia Paolina, celebrando in questa terza domenica di quaresima due anniversari importanti, sono invitati a tradurre per il carisma paolino l’interrogativo “Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?”, il dono che “Cristo è morto per noi” e la richiesta di Cristo: “Dammi da bere”. Invochiamo tutta la Famiglia Paolina del cielo e, in particolare il beato Giacomo Alberione, perché, mentre riconosciamo il bene del passato, abbiamo il coraggio di alzare gli occhi per guardare all’orizzonte e invogliarci ad immaginare un futuro altrettanto fruttuoso, in particolare per l’Associazione Cooperatori Paolini e per gli Istituti Paolini di vita secolare consacrata.

Roma, 24 febbraio 2008, ore 10.00

Don Silvio Sassi Superiore generale