Luce nelle tenebre

LUCE CHE SPLENDE NELLE TENEBRE

Carissime Annunziatine,

anche quest’anno ci incamminiamo a passi veloci verso Natale. L’Avvento ci conduce a questa notte luminosissima, quando appare al «mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).
Notte in cui la solenne Liturgia ci fa celebrare, nell’unico Mistero, anche quella luce misteriosa che siamo ancora incapaci di contemplare. Quello stesso fulgore del Venerdì Santo quando «a mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio» (Mt 27,45; Mc 15,33; Lc 23,44).
Nella nostra povertà di fede abbiamo bisogno che ci venga anticipata un po’ di luce, altrimenti come potremmo arrivare fino alla fine della notte!
La mezzanotte di Natale si rispecchia nel mezzogiorno della Croce. Qui c’è la luce nel mezzo della notte, lì c’è il buio nel mezzo del giorno. Dio si mostra celandosi ma, nascondendosi, ci manifesta la sua infinita misericordia.
Davanti a questo mistero con gioia e semplicità dobbiamo esclamare con S. Alfonso de’ Liguori «quanto ti costò l’avermi amato … giacché ti fece Amor povero ancora».

Luce che vince le tenebre

Gesù è nato nel mezzo della notte, ma continua a nascere nel buio più pieno: «mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso» (Sap 18,14).
Il Libro della Sapienza ci parla anche del Natale e non solo dell’antica Pasqua. Assieme ai pastori, ci indica un bimbo in fasce: quello è il nostro Salvatore.
Ma noi vorremmo vedere un guerriero forte e potente per vincere la notte. Infatti, continua il Libro della Sapienza: «la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo decreto irrevocabile» (Sap 18,15).
Ancora una volta l’infinita misericordia di Dio ci sorprende: nel venire incontro alla nostra fragilità umana, manda un bambino ad illuminare le nostre tenebre e scacciare le nostre paure. «Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere» (Is 9,5).
È lui il guerriero implacabile che porta il decreto irrevocabile: la morte è vinta, per sempre. Per questo possiamo cantare nella sequenza di Pasqua: «Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello» (Mors et vita duello / conflixere mirando).

Gesù illumina chi gli è vicino

Questo inerme bambino è colui che vince l’ultimo nemico: la morte. «È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte» (1Cor 15,25-26).
Ascendendo al Cielo, e in tutti coloro che sono uniti alla sua risurrezione, già è vinta la morte. «Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Eb 3,14-15).
La Liturgia natalizia nella notte ci fa celebrare con gioia quella stessa luce che anticipa quella di Pasqua: il legno della mangiatoia richiama quello della Croce.
Ma la luce vittoriosa è tale solo per coloro che rimangono vicino a Gesù, per gli altri è ancora notte.
Per i Pastori c’è luce, per gli altri rimane la notte. Per i Discepoli che rimangono uniti a Gesù c’è luce (anche se turbati). Gli altri, quelli che non l’accolgono (cfr. Gv 1,9-10), anche oggi rimangono nella notte e sono nelle tenebre. Anche quelli che abbandonano tornano nelle tenebre. «Ed era notte» dice l’evangelista  quando Giuda esce dal cenacolo (Gv 13,30b).
La luce di una candela se la poniamo troppo vicino ai nostri occhi non ci permette di vedere lontano, ci fa sembrare tutto più buio e imperscrutabile. Mentre se è un po’ distante, o se c’è uno schermo che ci protegga dalla luce diretta, illumina e possiamo vedere intorno.
Anche spiritualmente avviene così, non possiamo vedere la luce divina direttamente con i nostri occhi, rimaniamo abbacinati, ma senza quella luce sprofondiamo nelle tenebre. Infatti dice il salmo 35 «alla tua luce vediamo la luce» subito dopo aver detto «È in te la sorgente della vita» (Sl 35,10).

Luce gentile

A Natale anche noi possiamo dire che abbiamo veduto, abbiamo contemplato, abbiamo toccato il “Verbo della Vita” (cfr. 1Gv 1,1). Il Maestro Divino, nascondendosi nel velo di fragile carne, si è reso visibile ai nostri deboli occhi.
Tuttavia, come ai pastori, un raggio di luce illumina le nostre menti ed i nostri cuori squarciando le tenebre quel tanto che permette di riconoscere quel Maestro che regna nella mitezza e nell’umiltà. Egli insegna con dolce autorità scrutando i nostri cuori e illuminandoli con la sua luce gentile. Infine “come agnello mansueto” (Ger 11,19; Is 53,7) riscatta ogni uomo dalle tenebre della morte.  Ma, insieme, la sua luce si nasconde, facendosi bambino, facendosi silenzio.
Nelle tenebre del Mistero si rivela a coloro che si lasciano illuminare, come Dio Padre Misericordioso, Verbo Figlio Salvatore, Spirito Santo d’amore. A Natale come a Pasqua si disvela la pienezza della Rivelazione, per coloro che lo hanno accolto si manifesta la pienezza della sua gloria (cfr. Gv 1,12.14).
Nell’umile luce della lampada che brilla nell’oscurità possiamo contemplare il mistero della Trinità.
«… l’olio è l’immagine di Dio Padre; lo stoppino, è l’immagine di Dio Figlio; lo stoppino, c’è perché il fuoco non bruci tutto d’un colpo l’olio: è Gesù che impedisce alla collera di Dio di scoppiare, che concilia l’uomo con Dio; e il fuoco, è lo Spirito Santo Dio, che fa conoscere Dio all’uomo, che lo riscalda, gli dà la luce e la vita. La luce attira l’uomo a Dio e nello stesso tempo gli mostra Dio» (dagli Scritti di sr. Maria di Gesù Crocifisso, 1846-1878).
Maria e Giuseppe hanno accolto e contemplato il Verbo della Vita e nel presepe ci insegnano come avvicinarci a lui con gioia ed umiltà del cuore, della mente e delle nostre azioni.
Buon Natale in Gesù Bambino, Divin Maestro Via Verità e Vita.

Don Gino